ilNapolista

Patrice Lecont racconta l’umanità paterna di Maigret e la sua capacità di estraniarsi dai giudizi

Su Google Play e Prime Video. Pare di leggere il testo di Simenon più che vederlo su uno schermo. Maigret cerca sempre un senso: soprattutto quando non c’è.

Patrice Lecont racconta l’umanità paterna di Maigret e la sua capacità di estraniarsi dai giudizi

Non avevo ancora visto la trasposizione cinematografica di Patrice Leconte di “Maigret – tratto da “Maigret e la giovane morta” di George Simenon; ora su Google play e Prime video – con nelle vesti del Commissario della Brigata anticrimine l’attore Gerard Depardieu.

Una ragazza viene trovata morta con cinque coltellate tra petto ed addome nell’IX arrondissement di Parigi proprio mentre Jules Maigret attraversa un periodo amorfo della sua esistenza: ha problemi di salute, non mangia con gusto ed è affaticato per gli anni e la mole. Il medico gli consiglia di non fumare le sue ‘magritte’ e lui si sente “come nudo”. Si tuffa quindi in quest’indagine intensamente, cercando di capire chi è questa sconoscìuta che le notizie – scarne – indicano come una ragazza fragile e smarrita. La ragazza si scopre essere Louise Louviére (Clara Antoons) e Maigret con il suo stile fatto di ascolto e di volontario non pensiero cerca di unire i pochi elementi per riuscire a capire.

Una festa di fidanzamento tra un rampollo degli affari – Laurent Clermont-Valois (Pierre Moure) – e la attricetta Jeanine Armènieu (Mélanie Bernier) – sembra essere l’unico luogo dove è stata vista la ragazza dopo l’uccisione. I due presentano lati oscuri riguardo alla loro vita sessuale ed alla presenza asfissiante di Madame Clermont-Valois (Aurore Clément), la madre di Laurent. Maigret si farà aiutare dalla sosia di Louise, la giovane recalcitrante Betty (Jade Labeste).

La storia ed il finale sono noti già dal testo di Simenon, allora cosa differenzia il Maigret di Leconte – nell’interpretazione perfetta di Depardieu – dagli altri cinematografici come l’ultimo con Jean Gabin, ad esempio? Tutto, perché Leconte dà cittadinanza integrale al testo di Simenon – pare di leggerlo più che vederlo su uno schermo – e ci riporta tutte quelle caratteristiche che amiamo nel primo letterario Maigret: il suo apparente distacco dalle cose, la sua ossessione dei dettagli, la sua umanità paterna, la capacità di sapersi estraniare da giudizi, soprattutto sommari. Che non siano quelli di chiedersi il perché degli accadimenti.

Perché Maigret cerca sempre un senso: soprattutto quando esso non c’è.

ilnapolista © riproduzione riservata