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La rivincita di Spalletti il Nanni Moretti del calcio italiano

Visionario e atipico, sfuggente. Capolavori ne aveva costruiti e gestiti ma mai era arrivato alla consacrazione italica

La rivincita di Spalletti il Nanni Moretti del calcio italiano
Napoli's Italian coach Luciano Spalletti smiles prior the Italian Serie A football match between Juventus and Napoli on April 23, 2023 at the Juventus stadium in Turin. (Photo by Isabella BONOTTO / AFP)

“La storia è un profeta con lo sguardo rivolto all’indietro: per quello che è stato e contro quello che è stato, annuncia il futuro”. Piotr lo sa e si sdraia con la schiena sull’erba fradicia dello Stadium mentre i compagni inseguono gioiosi Jack. Lui c’era cinque anni fa, lui ha coccolato a lungo il gusto della Storia, l’ha accarezzata, si è fermato sempre sul ballatoio dei palazzi che contano. Piotr è il sapore del calcio quando decide di sovvertire ogni altra forma di giudizio, di potenza, di sentenze.

L’altra faccia è quella corrugata di Spalletti; L’eterno secondo, il Nanni Moretti del calcio italiano, visionario e atipico, sfuggente e dinoccolato. Capolavori ne aveva costruiti e gestiti ma mai era arrivato alla consacrazione italica, mai si era ritrovato a dominare, come ha dominato, coniugando calcio vero, bellezza e risultati come a Napoli, la sua Napoli, il suo Napoli lanciato a bomba contro tutto e tutti fino all’ennesimo tentativo farsesco di Cuadrado, il simbolo del potere che si affievolisce. Ogni rivoluzione ha radici lontane, l’eroe finale è solo figlio di un processo culturale partito da lontano. Da Benitez passando per Sarri.

Dall’internazionalizzazione del marchio Napoli al seme del contropotere piantato nella stagione dei 91 punti. Fino alla svolta, al cambio di stagione, agli armadi svuotati dagli scheletri, con Giuntoli a prendersi la scena. È Napoli Est, quelle facce dei quartieri veraci e desiderosi di emozioni vere. Tbilisi, Skopje, Ząbkowice Śląskie., Trencin.

Un melting-pot di uomini comuni, una polifonia di accenti. Africa nera e Sud America, uniti da un ponte utopico, che parte da Fuorigrotta, e come sulla settimana enigmistica, unendo i punti, collega tutti i Sud del mondo passando per il Portogallo, da Maro l’indomito. Luciano lo ha saputo leggere, lo ha compreso, lo ha spiegato. La storia è un profeta, ma non tutti sanno riconoscere le visioni delle profezie. Dal Vangelo secondo Giovanni, l’altro toscano della storia. con lo sguardo fiero ed umile. in silenzio, a parlare solo con l’esempio, a tenere alto il valore della maglia, a difendere i compagni.

Ieri a Torino non si è vinto solo uno scudetto atteso trentatré anni, si è spazzata via la boria e l’arroganza di tutti questi anni. Si è ribaltata la tavola imbandita di sospetti e congetture; si è alzato il vento della nuova era che parla solo di pallone a scapito di mediatori faziosi e tribunali. Il pungo di Gatti a Kvara è la metafora del sistema che si ribella alla giustizia ma ne resta schiacciato. Il gol dell’italiano Raspadori è lo squillo di tromba del nuovo mondo e noi, tutti noi, come Piotr, ci siamo lasciati cadere a braccia larghe per aver visto rompere l’incantesimo. Il futuro è annunciato, il presente è NAPOLI.

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