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«Per Alì, Marquez, De Niro e Leone, Minà ordinò amatriciana, pezza in padella, cicoria ripassata e carciofi»

Il Fatto e Il Messaggero ricostruiscono la storia della cena da “Checco er carrettiere”, a Trastevere. Pagò Minà per tutti. «Era un signore, mai una parola fuori posto».

«Per Alì, Marquez, De Niro e Leone, Minà ordinò amatriciana, pezza in padella, cicoria ripassata e carciofi»

Il Fatto e Il Messaggero ricostruiscono la storia della mitica foto che ritrae Gianni Minà al fianco di Muhammad Ali,
Gabriel García Márquez, Robert De Niro e Sergio Leone nel suo ristorante di fiducia a Trastevere, “Checco er carrettiere“. Era il maggio 1982. Quella foto è diventata storica.

A parlarne è la figlia del titolare del ristorante, Stefania Porcelli:

«Fu mio padre Filippo a scattare la foto con la macchinetta di Minà. Veniva sempre qui, era stato a scuola con Leone, erano amici d’infanzia. Qui stava a casa. Allora avevo 26 anni, vidi Muhammad Ali, alto 2 metri, molto attraente, che emozione, a suo confronto De Niro era insignificante e piccoletto. Si presentò con dei pantaloni bianchi di lino e infradito. Dieci anni fa, ho chiesto a Minà se potevo avere quella foto, ci tenevo: venne a cena con la moglie e me la portò».

La cena la pagò Minà, che scelse per i suoi amici quel che più amava:

«amatriciana, pezza in padella, cicoria ripassata, carciofi».

Stefania Porcelli ricorda Minà:

«Gianni era una persona amabile, un signore. Semplice, gentile, mai una parola fuori posto, mai una lamentela sul cibo o sul conto. Non ti faceva pesare la sua cultura, era un piacere averlo qui. Ci mancherà tanto».

Lo stesso Minà raccontò tempo fa come si creò per caso quel raduno.

«C’era Muhammad Ali, lo avevamo fatto venire per Blitz… mentre uscivo per andare a prenderlo all’Hilton strilla il telefono: era De Niro, uno che camminava rasente i muri, a cui gli assembramenti, le persone che lo vogliono toccare, non piacciono. Gli dico: “Vado a mangiare con Muhammad Alì”, e lui: “E non mi inviti?!”; gli dico “Va bene, sei invitato!”; Non passa un secondo che suona il telefono ed era Sergio Leone: “Ma allora sei un fijo de… ma come, io ho riunito De Niro e ora te lo porti via tu e a me non mi inviti?!”; “Vieni, allora!”; di nuovo suona il telefono, rispondo: “Adesso penserai che sono un figlio di buona donna”. Era Márquez, gli chiedo: “E perché?!”. “Sono alcuni giorni che sono a Roma… io sono un “figlio di” perché non ti ho ancora telefonato, ma lo sei anche tu! Vai a mangiare con Ali e non mi dici niente?! È il sogno della mia vita!”. Allora gli dico “Dai, vieni pure tu!”. Mezz’ora dopo eravamo tutti da Checco er carrettiere e così abbiamo riunito senza pensarci qualcosa che, lo riconosco, è patrimonio dell’umanità».

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