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«Paratici mi faceva tenere i documenti sulle plusvalenze sempre con me in una valigetta per tenerli nascosti»

Sul Corriere Torino la deposizione dell’ex segretario generale Juve, Lombardo: «Mi chiamavano anche di notte per sapere cosa c’era scritto».

«Paratici mi faceva tenere i documenti sulle plusvalenze sempre con me in una valigetta per tenerli nascosti»
Db Parma 24/08/2019 - campionato di calcio serie A / Parma-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-Fabio Paratici

Il Corriere di Torino torna ancora una volta sul caso Juventus, questa volta è il segretario generale del club, Maurizio Lombardo a finire nel ciclone. Lombardo ha raccontato diversi retroscena agli inquirenti sul club bianconero contenuti in 17 pagine di verbale. Così il Corriere di Torino:

 “Dentro c’erano le side letter, ovvero gli accordi e le pattuizioni non depositati, secondo gli investigatori: «Erano tenute in una cartellina di Juventus — spiega, come persona informata sui fatti — e ce l’avevo io, sempre con me, in una valigetta»”.

Lombardo afferma che i documenti li portava sempre con sè perché Paratici lo chiamava anche di notte:

«Poteva capitare che mi chiamassero a ogni ora e volessero sapere che cosa c’era scritto (Paratici chiamava anche di notte)». Si arriva subito al punto: «Io sapevo che erano documenti che era meglio non uscissero». Domanda: qualcuno le disse di non tenere queste scritture in ufficio? «Sicuramente Marco Re e Cesare Gabasio», rispettivamente ex direttore finanziario e attuale capo dell’ufficio legale del club.

Non poteva lasciare i documenti in ufficio perché queste scritture non sono mai state depositate perché, altrimenti, non potevano essere registrate come plusvalenze:

“«Erano pattuizioni non depositate, perché «potevano generare un impegno a livello di bilancio», specifica poi, in riferimento ad alcuni accordi con il Sassuolo. E ancora, più in generale: «Presumo perché impegnavano la società Juventus o la controparte». Altra domanda: che motivo c’era di non depositare in Lega un documento che prevedesse una facoltà di riacquisto a favore di Juventus? «Perché altrimenti non si poteva registrare la plusvalenza»”.

Ha lavorato per la Juve dal primo luglio 2011 al 30 ottobre 2020, quando fu fatto fuori, all’improvviso:

«Tutto risolto in cinque minuti. Quando io sono uscito e ho incontrato gli agenti, tutti mi chiedevano il perché e il 99 per cento delle volte gli agenti mi dicevano che io bloccavo le operazioni. Mentre con Marotta (ex ad bianconero, ndr) le trattative erano più semplici e meno complesse, ed anche la struttura era meno complessa (c’erano Marotta, Paratici ed io), chi inizia a creare problemi è Federico Cherubini (attuale ds, ndr). Lui era il braccio destro di Paratici e cerca di crearsi uno spazio. Quindi cosa succedeva, loro dicevano: “Viene uno a parametro zero, ma diamo un milione ad un agente”. Io dicevo no, Marotta si rifiutava di firmare».

Nel suo racconto c’è pure il modo con cui la Juve gestiva i rapporti con le altre società durante il mercato. A proposito degli accordi di riacquisto di calciatori, mai depositati in Lega: dall’affare Cerri-Cagliari, a quelli con Udinese, Atalanta e Sassuolo.

«L’Udinese ti ha fatto un po’ da banca; ti ha permesso di fare plusvalenza, immettendo anche la clausola sulla decadenza dalla facoltà di acquisto», ricorda Lombardo, quando i magistrati gli chiedono della cessione e del riacquisto di Rolando Mandragora.

Club con i quali c’erano rapporti stretti, tecnici ed economici. Altri accordi non depositati sarebbero invece quelli con l’Atalanta: «un’altra banca per la Juventus», conclude Lombardo.

 

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