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Nancy Brilli: «Fossati era eccessivamente geloso. Una volta mi spinse, gli mollai un calcio» 

Al CorSera: «Sono cresciuta con mia nonna paterna, molto maschilista. Non sopportava i miei lunghi capelli biondi, me li tagliò. A 18 anni ero autolesionista».

Nancy Brilli: «Fossati era eccessivamente geloso. Una volta mi spinse, gli mollai un calcio» 
Db Milano 25/06/2008 - photocall film "Un estate al mare" / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Nancy Brilli

Il Corriere della Sera intervista Nancy Brilli. Soprannominata «furibonda» e «gramigna» dalla famiglia. Spiega perché:

«Da adolescente ero arrabbiata, mi sembrava tutto ingiusto ciò che era capitato: mia madre è morta quando ero una bambina e, dopo la sua morte, mio padre non c’era mai. Il soprannome “gramigna” mi fu affibbiato da una zia, diceva che crescevo come una selvaggia».

La Brilli racconta le origini del suo nome.

«Mia madre, da ragazza, studiava inglese da una suora australiana, cui era molto affezionata, e che si chiamava Nancy. Quando poi si è sposata e nacqui io, andò a trovare la suora che si complimentò e le suggerì con affetto di chiamarmi proprio Nancy. Ma quando con mio padre andarono all’anagrafe per registrarmi, l’ufficiale addetto non aveva capito come si scriveva il mio nome e lo scrisse Nenzi, come si pronunciava. I miei genitori gli fecero notare l’errore e lui rispose scocciato: “A ‘sta regazzina je dovete trova’ un nome facile da scrivere e da pronuncia’!”. E venne fuori Nicoletta, ma il mio primo nome è Nancy».

Nancy Brulli ha perso la madre molto presto. Suo padre è stato assente.

«Io non riuscivo a capire la sua malattia. Rimasi sorpresa un giorno a scuola, dove tutti mi trattavano molto bene, tutti gentilissimi, poi scoprii che mamma era morta quel giorno. Prima della sua scomparsa eravamo una famigliona, poi il vuoto assoluto, non c’era più nessuno a darmi una carezza. Ho vissuto la sua morte come se fosse avvenuta per colpa mia, non l’ho accettata, un blocco totale».

Racconta di essere cresciuta con una nonna.

«Con mia nonna paterna, molto maschilista, tutte le sue attenzioni erano rivolte a mio fratello. Era autoritaria e non sopportava i miei lunghi capelli biondi: erano impegnativi, ma tanto belli, e me li tagliò. Basti dire che a 18 anni sono arrivata all’autolesionismo: provocarmi tagli, graffi, strapparmi i capelli… un modo per provare dolore fisico e placare la sofferenza interiore. Negli anni ho tentato di sbloccarmi con l’ipnosi e dopo vari tentativi sono riuscita un po’ a superare almeno l’angoscia. Solo grazie alla nascita di mio figlio Francesco ho accettato l’idea di avere un futuro: prima di lui, potevo morire in qualunque momento, mi andava bene così… poi, con il suo magnifico arrivo nella mia vita, ho deciso di andare avanti».

La Brilli parla delle discriminazioni subite dalle donne nel lavoro per l’età.

«Verissimo e, in particolare, nel mio lavoro. Intorno ai 45 anni sei troppo giovane per fare la vecchia e, in seguito, sei troppo vecchia per fare la giovane. Una discriminazione che i colleghi non subiscono».

Sui suoi amori:

«Con Massimo Ghini ci siamo sposati per allegria, e siamo amici. Il secondo matrimonio, con Luca, è stato importante e lui sarà sempre presente nella mia vita. Con Roy De Vita è rimasta un’idea di famiglia. Ivano Fossati era eccessivamente geloso: una volta mi allenta uno spintone e gli ho mollato un calcio molto forte. Io, nelle discussioni, cerco di essere ragionevole, ma se mi parte la brocca… Fa parte del mio carattere romano».

 

 

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