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De Sisti: «A Liedholm facevo da autista. Agli stop diceva: muovi solo gli occhi, devi avere percezione a 180°» 

Al Messaggero: «Il Barone era unico: dolce, ma tosto nello spogliatoio. Lo passavo a prendere tutti i giorni a casa, sono stati momenti di grande insegnamento».

De Sisti: «A Liedholm facevo da autista. Agli stop diceva: muovi solo gli occhi, devi avere percezione a 180°» 
1971 archivio Storico Image Sport / Fiorentina / Giancarlo De Sisti / foto Aic/Image Sport

Il Messaggero intervista Giancarlo De Sisti, meglio conosciuto come Picchio. 478 partite in Serie A e 50 gol tra Roma e Fiorentina. Della Fiorentina è stato allenatore dal 1981 al 1984. Ha guidato anche l’Udinese, l’Under 18, la Militare e infine l’Ascoli. Oggi compie 80 anni. De Sisti parla di sé.

«Me la cavavo ma c’erano calciatori più bravi, penso a Mazzola, Rivera».

I due rivali storici e lei in mezzo che il posto in Nazionale non lo perdeva mai. De Sisti:

«Tutti sostenevano, specie Gianni Brera, che io ero per Sandro, perché eravamo amici, ma io ero pure per Rivera, perché sapevo giudicare oltre l’amicizia: io, come si dice a Roma, sto coi frati e zappo l’orto. Poi con Mazzola litigai anche e i rapporti a un certo punto della vita si sono freddati. Sandro era presidente del settore tecnico della Figc, io allenavo l’Under 18. Un giorno mi mandò una lettera di censura perché non mi ero presentato a un riunione. Ma come facevo? Ero impegnato con la nazionale e lui doveva saperlo. Prese d’aceto».

De Sisti parla di Liedholm.

«Il Barone era unico. Aveva questo aspetto dolce, ma poi sapeva essere tosto nello spogliatoio. Sono stato suo calciatore, gli ho fatto da assistente e anche da autista. Sì e non mi vergogno di dirlo, anzi ne sono orgoglioso. Lo passavo a prendere tutti i giorni a casa, dai Castelli, dove abitavo io, al Teatro Marcello, dove stava lui: sono stati momenti di grande insegnamento, anche quelli, chiusi in macchina a chiacchierare, ad ascoltarlo durante le interminabili cene alla Taverna Flavia. La sua ironia, i suoi racconti, e poi vai a sapere se fossero tutti veri. Qualche c…ata l’avrà pure raccontata il Barone, ma faceva parte del personaggio. Ricordo quando mi disse che con un tiro colpì la traversa e la palla era talmente forte che nel rimbalzo tornò a centrocampo».

E in macchina di cosa altro parlavate? De Sisti:

«Di tutto. Una volta a uno stop, mi girai a destra e sinistra per vedere se passavano le macchine e lui mi disse: “Jancarlo, che fai: non devi muovere la testa, ma solo gli occhi. Un centrocampista deve avere percezione a centottanta gradi senza muovere la testa”. “Mister, gli chiedo io, lei pure la muove così?” . “No, mi rispose, io percezione a trecentosessanta gradi”».

Con chi ha legato nelle sue esperienze? De Sisti:

«Ce ne sono tanti, da Schiaffino a capitan Losi, da Bulgarelli a Pestrin, un altro con cui ho sempre avuto un grande feeling è Bruno Conti. C’è anche Mazzola naturalmente, anche se poi ci siamo un po’ persi. Con alcuni di loro,
Bulgarelli ad esempio, abbiamo anche fondato una specie di sindacato. Siamo stati i primi ad occuparci dei diritti dei calciatori più “deboli”, quelli che non guadagnavano tanto e che faticavano più degli altri. Abbiamo inventato il sindacato, che oggi tutela tutti i calciatori».

 

 

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