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Ciavarro: «Ho una vita ascetica, pratico yoga, meno sto a contatto con la gente e meglio mi sento»

Al CorSera: «Non ho mai amato recitare, mi dava ansia e stress. Da ragazzo costruivo reti da pesca e cucivo bandiere della Roma».

Ciavarro: «Ho una vita ascetica, pratico yoga, meno sto a contatto con la gente e meglio mi sento»

Il Corriere della Sera intervista Massimo Ciavarro. Attore e produttore, raggiunse la popolarità negli anni ’70 grazie ai fotoromanzi. È stato tra i protagonisti al cinema di commedie come Sapore di mare, Chewingum e Grandi
magazzini. Ciavarro racconta che oggi vive la maggior parte del tempo tra un Ashram nelle Marche e Lampedusa.

Che ci fa in un Ashram?

«Vita ascetica, pratico yoga, cure ayurvediche, convivo con chi c’è. Ogni tanto, vengo qui per qualche giorno: è la mia fuga da questo mondo impazzito e folle. Abbiamo di colpo le persone maciullate alle porte di casa, il Covid, la crisi economica, energetica. E già c’erano il consumismo, i social… Poi, io meno sto a contatto con la gente e meglio mi sento».

Non è una sistemazione piena di comodità, anzi. Ciavarro racconta:

«Si dorme in un camerone condiviso, laviamo i piatti, cuciniamo, puliamo a rotazione. Si lavora da paura. E pure i trattamenti sono pesanti se hai da sistemare gli acciacchi fisici: io ho passato trent’anni a zappare la terra e notti e notti a pescare».

Racconta com’era da bambino e la naturalezza della scelta della solitudine e della campagna.

«È più strano che sia finito nei fotoromanzi e al cinema piuttosto che, dopo, mi sia ritirato in campagna. Fin da piccolo andavo sempre con papà in un campo che aveva fuori Roma. Ma papà morì prestissimo: io avevo 13 anni. E prima di morire mi disse la frase che mi ha rovinato: Massimo, questa è forse l’ultima volta che ti vedo, prenditi cura di tua mamma e delle tue due sorelle. Mi ha lasciato ‘sto fardello a 13 anni. Presi in mano la sua attività, lui era commerciante: acquistava in tutta Europa e vendeva in Italia. Ma succede che tutto quello che compravo dovevo pagarlo e tutto quello che vendevo non mi veniva pagato. Così, quando a 14 anni mi offrirono un fotoromanzo, accettai».

Grand Hotel gli dava cinque milioni di lire al mese. Ciavarro:

«Erano tanti: ma i fotoromanzi andavano forte perché non c’era nient’altro, non c’erano fiction, social, niente. Poi da lì, arrivò il cinema. Ma non mi è mai piaciuto essere attore. Per recitare, devi essere narcisista, egoriferito, esibizionista. Io sono l’esatto contrario. Certo, non potevo sputare su una fortuna economica, ma il cinema mi metteva ansia e stress, appena ho potuto, ho fatto cose che mi somigliavano di più: l’azienda agricola, il produttore di tre film e di tre documentari, e oggi un’attività turistica a Lampedusa, dove organizzo pure, da 14 anni, un festival di cinema, Vento del Nord, con Laura Delli Colli».

Ciavarro è stato per anni un sex symbol ma dice: «stavo sempre chiuso a casa». Quando usciva, però, se ne accorgeva.

«Mi riconoscevano. Ma ci ero abituato: venivo da dieci anni di fotoromanzi e, in redazione, arrivavano tonnellate di lettere di fan. Vengo riconosciuto ancora oggi. La metà delle donne mi dice che aveva il mio poster nella cameretta.
Faccio parte di quei dinosauri che riconoscono tutti. Oggi, invece, i personaggi nascono e spariscono».

Nella vita privata è sempre stato il contrario del ruolo che interpretava nei film, ovvero il bel ragazzo che faceva innamorare tutte. Ciavarro racconta:

«Avevo una fidanzata, stavo sempre con lei, costruivo reti da pesca, cucivo bandiere della Roma. Mi è sempre piaciuto costruire cose. Dopo, ho avuto un paio di anni di vita notturna: i miei anni più schifosi».

Dicono che abbia avuto una storia con Moana Pozzi. Nega: si trattò solo di una sera.

«Una storia? Ci sono stato una sola sera. Dopo dieci esami in Giurisprudenza, mi ero iscritto a una scuola di recitazione, la Scaletta, c’erano lei e pure Margherita Buy, già stressatissima come oggi. Moana era timidissima, sensibile, di buona famiglia, ricca. Una volta, stavamo chiacchierando e finimmo a letto».

Moana gli diede voto 6.

«Così scrisse nel suo libro, dato che non m’ero tolto i boxer».

Con Isabella Ferrari, invece, non successe nulla, giura. E parla anche di Nicole Kidman.

«Era carinissima, ma al di fuori da ogni tentazione. Giravamo Un’australiana a Roma, era giovanissima, una cavallona alta alta, tutta riccia, priva di ogni sex appeal. Quando si chiacchierava col regista Sergio Martino, diceva: io arriverò, io farò un gran carriera… Io e Sergio pensavamo: guarda ‘sta disgraziata. Fra noi, non ci fu niente. E poi stavo già con Eleonora, che mi mettevo a fare il pagliaccio?».

Eleonora è Eleonora Giorgi, che è stata sua moglie, negli anni della campagna. Ciavarro racconta:

«Avevamo un progetto condiviso: abbiamo costruito case, allevato animali, fatto l’olio, siamo stati bene, è nato Paolo. Preferivamo quello ai film. Poi, Eleonora mi ha lasciato, mi sono fidanzato con una svedese e, quando se n’è andata anche lei, mi sono detto che lì, da solo, rischiavo l’abbrutimento. Intanto, avevo già scoperto Lampedusa».

L’ultimo film è Natale a 5 stelle di Marco Risi, del 2018. I copioni arrivano ancora?

«Arrivano. Gabriele Muccino mi voleva nella serie A casa tutti bene, ma, alla fine, lo stress da set non m’interessa. E non si tratta neanche di rifiutare dei soldi: ormai sono pagati bene solo i grandi protagonisti. L’attore lo fai se hai la passione e io non ce l’ho».

Che cosa ha voglia di fare nei prossimi anni?

«Vorrei come tutti, tranquillità. Vorrei non lottare contro i mulini a vento. E, per non capire e non vedere tante cose, vorrei essere stupido».

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