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Vasco Rossi: «Quando andai a Sanremo, Romina Power mi guardò come fossi l’ultimo degli umani»

A La Stampa: «Riccardo Fogli mi rincuorava: “Non mollare, prima o poi ce la farai pure tu”. Vita spericolata? La canzone più fraintesa della storia»

Vasco Rossi: «Quando andai a Sanremo, Romina Power mi guardò come fossi l’ultimo degli umani»
Venezia 10/09/2015 - Festival del Cinema di Venezia / foto Image nella foto: Vasco Rossi

Domani «Vita spericolata» compie 40 anni. Vasco Rossi la cantò per la prima volta al Festival di Sanremo il 3 febbraio 1983. Ne parla a La Stampa.

«Era una canzone nata dalla sbornia di ottimismo probabilmente ingenuo degli Anni Ottanta, che veniva dopo la grande illusione del sogno di poter cambiare il mondo o almeno il sistema che metteva al centro la merce, il profitto, il consumismo, la pubblicità, invece che l’uomo. Con la sconfitta dei Settanta e il delirio delle Brigate Rosse, s’era infranto tutto. Ma poi: chi non vuole una vita spericolata a 30 anni? Una vita piena di avventura… È una delle canzoni più fraintese della storia dell’umanità, è un inno alla vita vissuta spericolatamente, nel senso di intensamente. È venuta fuori dalla mia anima, avevo alle spalle già anni di canzoni e vita sui palchi. Poi finì nell’album “Bollicine”, e dilagarono tutti e due».

Fu lo sberleffo di Vasco Rossi al pubblico sanremese.

«Mi nacque la frase “Voglio una vita spericolata” e poi tutto il resto: per me, quando a un artista arriva una canzone così, poi può anche finire lì la carriera. E ho pensato: “Questa qui la voglio cantare a Sanremo, cantare “voglio una vita maleducata”: era uno sberleffo a tutta la platea a quei tempi molto ingessata e anche a quelli che guardavano da casa. Una canzone che meritava».

Vasco ricorda l’ambiente di Sanremo, in cantanti che si preparavano a cantare.

«C’erano tutti i cantanti che si preparavano, molto attenti a com’erano vestiti. A me sembrava di essere al cinema, in un mondo diverso dal mio. Loro mi guardavano come fossi venuto da Marte e viceversa, senza offendere nessuno. Tanti li avevo visti in tv da piccolo, avevano preoccupazioni diverse dalle mie e volevo dare una scossa. Ancora mi ricordavo che l’anno prima, dietro le quinte, Romina Power mi aveva lanciato un’occhiata eloquente, come se fossi stato l’ultimo degli umani; e il vincitore Riccardo Fogli mi aveva rincuorato: “Non mollare, prima o poi ce la farai pure tu».

In classifica finì penultimo, al venticinquesimo posto. Vasco:

«Sanremo a quei tempi durava 3 giorni, le canzoni si ascoltavano una volta sola, due se arrivavi in finale. La più semplice colpiva. Io ero lì per farmi notare, per dare uno schiaffo a questo mondo imbalsamato. Quelli come me non aspettavano Sanremo per sentire musica nuova, noi ascoltavamo tutt’altro. Il Festival si guardava per i cantanti classici, per vedere l’ultimo look di Romina, Gianni Morandi che ricominciava, le giurie». 

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