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Renato Zero: «Rosa Chemical? Un mio sosia. A me tiravano gli ortaggi, oggi vai subito all’Ariston»

Al Giornale: «La colpa non è sua ma di chi ritiene che la musica sia solo performance e manda in scena persone che non sono preparate».

Renato Zero: «Rosa Chemical? Un mio sosia. A me tiravano gli ortaggi, oggi vai subito all’Ariston»

Renato Zero torna ad esibirsi in concerto. A 72 anni debutterà a inizio marzo a Firenze con il tour “Zero a Zero”. Ne parla in un’intervista a Il Giornale. La prima domanda che gli viene fatta riguarda Rosa Chemical.

«Non frequento assiduamente i social ma vado scoprendo di avere un numero di sosia impressionante. Ma io lo assolvo, non è colpa di Rosa Chemical ma di chi ritiene che la musica sia solo performance. E manda in scena persone che non hanno ancora la preparazione necessaria».

Zero spiega:

«Se Renato Zero o Claudio Baglioni sono diventati quello che sono, il merito è anche dei collaboratori che li hanno seguiti e consigliati bene».

C’entra anche la gavetta.

«Io conosco bene i ravanelli, i carciofi, le zucchine, gli asparagi, tutti gli ortaggi. Conosco bene il banco frutta e verdura. Perché a inizio carriera me li hanno tirati tutti dietro».

Quest’anno si parlava di Renato Zero come super ospite di Sanremo.

«Amadeus mi ha telefonato per invitarmi. Ma ho pensato che, essendo alla vigilia del tour e dopo aver fatto il Circo
Massimo, avrei potuto rinviare al prossimo anno».

La sera della finale del Festival di Sanremo lei era ospite di C’è posta per te su Canale 5.

«Se uno va a Sanremo deve preparare bombe e carri armati… Se vai a C’è posta per te ti puoi mettere un tailleurìno e le scarpe lucide. Nel senso che è una partecipazione in amicizia. Certo, ho trovato un po’ fuori posto la programmazione di Mediaset contro il Festival».

Renato Zero si mantiene in forma.

«Mens sana in corpore sano. Al di là della citazione, uno scopone scientifico alla sera fatto come si deve può aiutare molto. Insomma, allenare la mente con le persone care è un toccasana».

Renato Zero parla della sua età.

«Che bello arrivare a settant’anni. Così puoi dire il ca… che vuoi».

E della sua missione:

«Non voglio essere un cantante. Io mi sento un interprete dei sentimenti e della vita».

Ci sono stati momenti in cui non è stato semplice farlo.

«Ricordo una sera al Baccara di Lugo di Romagna, prima metà degli anni Settanta. C’erano tremila persone. Io,
seduto per terra, ho cantato Qualcuno mi renda l’anima con quei versi: “Ma il buio mi raggiungeva già, due mani rubavano al mio corpo l’innocenza”. Dal pubblico qualcuno gridava “ma ’ndo vai?”».

Dopo decenni di amicizia, ha discusso con Loredana Bertè.

«Ma non ho mai smesso di amarla. Ho notato che da quando non la frequento più come prima, lei è migliorata tantissimo. Insomma io non la metto più al riparo ma lei si ripara bene lo stesso da sola. Evidentemente dobbiamo
continuare ad amarci a distanza e a mantenente fede alla promessa di non lasciarci mai perché il cuore sa dove andare. Anche senza che tu glielo dica».

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