A L’Equipe: «Non posso più fare shopping al supermercato o andare al cinema. Mi chiedono selfie, autografi, ma è meraviglioso, fa parte del pacchetto».
L’Equipe intervista Marcell Jacobs. Il campione olimpico torna dopo un anno di infortuni: è pronto a ripartire a Liévin.
«L’atmosfera è sempre speciale a Liévin. Si vive sul posto, si dorme sul posto. A Liévin l’atmosfera è diversa. Lo vedi quando arrivi: il posto è autentico. Puzza di atleta qui. Dà un’energia pazzesca. Il fatto che tutto ruota intorno allo stadio, mi piace. Preferisco questo piuttosto che l’hotel. Questa pista è veloce, ci sono buoni avversari, mi stimola. Ed è per questo che tutti vogliono venire a Liévin».
Jacobs parla del suo 2022, un anno decisamente difficile, costellato di infortuni. Eppure lo ritiene un anno positivo, in cui ha vinto un campionato del mondo indoor (60 m a marzo) e un titolo europeo (100 m ad agosto) a fine stagione. Nonostante le complicazioni.
«Ho imparato da quei momenti difficili. È stato un momento triste della mia carriera, ma ne ho vissuti altri. Sono sopravvissuto a cose peggiori».
A Jacobs viene chiesto come ha gestito il nuovo status di campione olimpico. Risponde:
«Mi piace avere i piedi per terra. Non mi sono mai messo su un piedistallo, perché puoi cadere in un istante e farti molto male. L’unica cosa che cambia è che prima andavo io a caccia dei miei avversari e oggi sono loro che danno la caccia a me. Il cacciatore è diventato la preda. Tutti vogliono battermi. Cambia anche l’approccio mentale prima di una gara, il modo in cui ti prepari. Alcuni avversari cercano di disturbarti prima della gara, ma questo è il gioco. Non ci presto attenzione. Di sicuro, ora se arrivo secondo ci sono delusione e critiche».
La tua popolarità è esplosa in Italia. Qual è il suo rapporto con il pubblico transalpino?
«Tutti vedono quello che sto facendo. Non posso più fare shopping al supermercato, al centro commerciale o andare al cinema. Se lo faccio mi chiedono selfie, autografi, ma lo adoro, è meraviglioso, fa parte del pacchetto. La cosa più bella è quando la gente mi ferma per strada per dirmi: “Grazie per tutte queste emozioni”; “Lo aspettavamo da una vita”; “Non piangevo da dieci anni prima della tua gara”. Mi tocca».