Rocchi sulla separazione delle carriere: «Chi opera solo su un aspetto ha risultati migliori degli altri»
Durante la conferenza stampa di presentazione del Saot: «La Supercoppa non come test ma come gara lancio. rimane l'interpretazione». Tanti i temi trattati

Torino 01/08/2020 - campionato di calcio serie A / Juventus-Roma / foto Image Sport nella foto: Gianluca Rocchi
Il designatore degli arbitri di A e B, Gianluca Rocchi, presenta oggi in conferenza stampa a Lissona l’introduzione del fuorigioco semi-automatico in Supercoppa.
In sala stampa nell’Ibc della Serie A sono presenti anche l’ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, e il responsabile competizioni, Andrea Butti. A riferire della conferenza stampa e Tuttomercatoweb.
De Siervo:
«Oggi ribadiamo una scelta fatta in tempi non sospetti, siamo stati la prima lega al mondo ad adottare goal line technology e VAR, ora siamo la prima lega al mondo ad adottare il fuorigioco semi-automatico. Questa è la vocazione che abbiamo, in un Paese che fa spesso polemiche inutili, vogliamo dotare gli arbitri dei migliori strumenti possibili. Siamo stati i primi a sperimentarla, l’abbiamo testata mettendo in condizione gli arbitri di prendere confidenza con uno strumento che risolverà tanti dubbi che potremmo continuare ad avere».
Butti:
«È veramente motivo di orgoglio essere la prima Lega al SAOT, per noi è un passo avanti nel miglioramento della competizione, garantiamo una maggior velocità nell’adozione della decisione e in generale mettiamo a disposizione della classe arbitrale uno strumento che le consente di lavorare meglio. Per quello che riguarda il campionato di Serie A, si è deciso che inizieremo a utilizzarlo dalla prima giornata del girone di ritorno, cioè dall’ultima settimana di gennaio. La Supercoppa garantiva la possibilità di partire con una gara secca e quindi era più semplice. Gli arbitri hanno utilizzato offline questa tecnologia nella prima parte del campionato e durante i Mondiali ci sono stati diversi raduni per allenarsi e prendere confidenza con la tecnologia. È uno step successivo del VAR quindi non ha bisogno di autorizzazioni».
Rocchi, dopo i saluti di rito:
«Abbiamo fatto molto training nella parte iniziale della stagione, condivido la scelta di partire col girone di ritorno: abbiamo preso l’opportunità di partire dalla Supercoppa, non come test ma come gara lancio. Stiamo lavorando molto sull’offline, abbiamo fatto tantissime partite in parallelo utilizzando il semi-automatico. È un aiuto importante per noi, non soltanto a livello di tempo: la prima cosa è l’accuratezza della decisione, poi arriva velocizzare il tempo. All’inizio, essendo uno strumento nuovo, potrebbe esserci qualche ritardo, leggero, rispetto alla normale applicazione del lavoro, ma vedrete che le decisioni saranno più automatiche. Servirà sempre la parte umana, perché VAR e AVAR sono fondamentali: è uno strumento in più, però la formazione di VAR e AVAR è fondamentale. È un passaggio che ci costringerà a utilizzare ancora di più i VAR di alta qualità, uno strumento di altissimo livello va messo in mano a professionisti di altissimo livello. Da quest’anno abbiamo deciso di fare raduni separati ad hoc, ne facciamo alcuni specifici per arbitri e altri specifici per VAR, poi un raduno specifico per gli assistenti. Proprio perché crediamo che la specificità dei ruoli sia una condizione indispensabile e una separazione dei ruoli è fondamentale. questa è la mia idea, fare arbitro e VAR sono due cose diverse e con l’avvento del semi-automatico diventerà ancora di più così».
De Siervo sul caso Candreva in Juve-Salernitana:
«La camera che non l’aveva individuato era televisiva, queste camere sono sestate per avere il campo coperto nella sua massima ampiezza. È un sistema che si sovrappone a quello televisivo e garantisce una raccolta dei dati ad hoc».
Dopo gli interventi al via le domanda dei giornalisti presenti:
Per Rocchi: in quanto tempo si riesce a individuare qual è il giocatore da valutare?
«Semplicemente, il VAR indica il giocatore che deve essere considerato e stabilisce il punto di rilascio del pallone, poi la macchina indica la linea. È chiaro che se è un giocatore è in fuorigioco non punibile, viene escluso. Il sistema evidenzia chi è più in fuorigioco, resta valido l’aspetto umano. Anche l’impatto è una valutazione che deve fare il VAR: la macchina deve dire se un giocatore è in fuorigioco, ma l’impatto lo valutano VAR e AVAR, nel caso l’arbitro di campo».
Oggi il momento della partenza del pallone sarà deciso dalla macchina o sempre dall’uomo?
«La macchina ha un riconoscimento di base, quello che deve fare il VAR è controllare che il movimento di stacco sia quello corretto, niente di più. Considerate che il sistema in automatico mette direttamente le linee al momento di rilascio. Se ci dovesse essere un piccolo errore da questo punto di vista, perché la macchina può anche sbagliare, il VAR deve controllare sempre. Però la riduzione del lato umano da questo punto di vista è drastico: rimane l’interpretazione».
Che margine ha?
«Ragioniamo a livello di millimetri, non abbiamo la certificazione FIFA come la goal line technology, ma siamo a livello di millimetri. In più la rappresentazione grafica serve ad avere chiarezza, la famosa barriera che vedrete la metteremo e il VAR certificherà su situazioni borderline. Non andremo mai a mettere la linea su due metri di fuorigioco, è tempo perso: faremo vedere un margine di mezzo metro».
Per De Siervo: in termini economici, quanto è costato?
«Non c’è un valore riferibile a questo pezzo, la tecnologia consente di fare un’infinità di cose, è comunque un investimento da oltre un milione di euro, ma parlo di quello relativo alla tecnologia sottostante a questo tipo di intervento».
Per Rocchi: le difficoltà nell’utilizzo di questo strumento?
«Abbiamo lavorato molto sul cercare, quando c’è il punto di rilascio, tutte le camere possibili per trovare il punto di rilascio correttamente. Secondo, valutare la posizione di chi è in fuorigioco a livello oggettivo. Terzo, valutare soggettivamente chi è in fuorigioco punibile tra i giocatori segnalati dalla macchina. Abbiamo fatto molto lavoro per prendere confidenza con la macchina».
Sulla separazione delle carriere arbitro-VAR.
«Potessi, lo farei domattina. Ma non perché mi alzo e… Perché sono convinto che sarebbe avere meglio avere certezza sugli arbitri di campo, dipende da quanto velocemente rispondono i ragazzi inseriti nel nuovo ruolo. Più VAR bravi ho, meno utilizzo gli arbitri. Andiamo verso una riduzione degli arbitri da campo e dobbiamo alzare il numero di quelli davanti al monitor. Chi opera solo su un aspetto ha risultati migliori degli altri, io ho degli AVAR che potrebbero fare il VAR per assurdo: la dimostrazione che lavorare solo su un ruolo dà una possibilità diversa. In questo mi sento con orgoglio di dirvelo, ho diversi colleghi di altre federazioni che mi stanno seguendo, io dico la verità ho seguito in maniera chiara quello che faceva la UEFA e poi la FIFA. Ho capito che il messaggio era chiaro: ai Mondiali vieni invitato o come arbitro o come VAR, si invita chi ha una specifica top nel ruolo».
De Siervo sulle potenzialità che la tecnologia può dare:
«La raccolta delle informazioni, a livello sportivo. Sono dati che cercheremo di valorizzare prima dandoli alle squadre e poi con una serie di pacchetti che daremo agli scommettitori. C’è una parte sportiva, legata a quello che possiamo dare agli allenatori, poi una parte legata per esempio al mondo delle scommesse. E poi c’è la possibilità di ricostruire la partita in tempo reale, per chi è esperto un po’ di ricostruzione sapete che può cambiare la modalità con cui si riprende: farlo vedere con una camera che potrebbe muoversi come se fosse il ragno, ci sono mille possibilità di rivedere la partita, live e near-live».
L’indicazione degli arbitri sarà sempre quella di aspettare il più possibile la fine dell’azione?
«Sì, non è che serviva quella situazione lì… Frenare l’istinto è una cosa molto complessa: non solo devono frenare l’istinto, ma posticipare il fischio. La bandierina è sempre riparabile, quando l’arbitro emette il fischio il protocollo obbliga a non avere più alcuna possibilità di intervento. Quello che è successo è stato un incidente, lo mettiamo in questa categoria».
Dalla panchina spesso arriva di tutto, avete chiesto agli arbitri di tappare le orecchie o qualcuno è meno presuntuoso?
«Nessuna delle due. Né ho chiesto a qualcuno di tapparsi le orecchie, né di essere lassisti. Il mio sogno è che si comportino bene: se un allenatore ha un atteggiamento sopra le righe perché preso dalla partita, non gli vanno rotte le scatole. Vorrei non avere giornate in cui si allontanano quattro allenatori, è una sconfitta: l’obiettivo non è mandarli fuori, io ringrazio Spalletti e Inzaghi nel caso della designazione di Sozza. Sono gli unici che l’hanno appoggiata, ma non per fare un favore a me quanto perché gli faceva piacere avere un arbitro preparato. Se avessero detto altro avrebbero messo lui in difficoltà».
Su Sacchi?
«No, io non sto a pesare la differenza mediatica. Non sospendiamo nessuno mai, io sospendo qualcuno se ha comportamenti disciplinari sbagliati. Rispetto ad altri, starà più in panchina, ma non mi sembra un problema. Sono convinto che tornerà ancora meglio, come ha fatto Serra: lì si pesa la bravura dell’arbitro. Va messo in preventivo che un investimento in ragazzi giovani si paghi l’inesperienza in termine non di errori ma di incidenti. Non è punito, magari torna in campo prima di quanto pensate voi. Quando lo vedrò pronto lo manderò in campo».
A che punto siamo sul challenge e sull’audio arbitrale in diretta?
«Sul challenge non posso rispondere io. Gli audio li facciamo sentire in determinate occasioni, farli ascoltare durante la partita probabilmente lo potremo fare quando avremo una comunicazione ottimale, però non possiamo decidere noi. Lo faranno la federazione o la lega».