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La carriera di Vialli in Nazionale finì per uno scherzo col Parmigiano a Sacchi

Un articolo de La Stampa del 95: il difficile rapporto tra i due. Il coretto “con Azeglio era meglio” e altre critiche ai metodi dell’Arrigo

La carriera di Vialli in Nazionale finì per uno scherzo col Parmigiano a Sacchi
1987 archivio Storico Image Sport / Sampdoria / Gianluca Vialli-Roberto Mancini / foto Aic/Image Sport

Tante cose non ricordiamo di Gianluca Vialli. Le abbiamo ricordate qui. Tra i tanti episodi, ce n’è uno in particolare che merita di essere ricordato. La fine del rapporto di Vialli con la Nazionale. La sua ultima partita fu Malta-Italia 1-2 del 19 dicembre 1992. Allenatore Arrigo Sacchi. Il 21 marzo del 1995 Marco Ansaldo per La Stampa ricostruì e raccontò la fine del rapporto tra i due e quindi l’addio di Vialli alla Nazionale. Nel corso del tempo, Vialli ha poi ricordato di essere stato lui a rifiutare alcune convocazioni. Ecco l’articolo de La Stampa.  

Una spruzzata di parmigiano. Per chi non è allergico al formaggio è uno dei piaceri della tavola. Ma per chi ò allergico agli scherzi può diventare un motivo per rompere un rapporto e non riaprirlo più. I retroscena dell’ostracismo comportamentale di Sacchi a Vialli portano a storie piccole. Anzi piccine. Tanto è vero che i protagonisti le tengono nascoste, a raccontarle potrebbero arrossire: dietro l’esclusione di un attaccante carismatico, in forma, ci sono pure episodi ridicoli. Come il parmigiano che cadde sui pantaloni dell’Arrigo mercoledì 16 dicembre del ’92 durante il ritiro alla Borghesiana, estrema periferia di Roma.

Vigilia della partita con Malta, che non era propriamente l’evento dell’anno: clima un po’ svaccato, prima di Natale. Insomma quel genere di situazioni che Sacchi detesta. «Intensi, intensi». Sì, buona notte. E, raccontano testimoni, a tavola successe l’incidente. Vialli fece riempire di parmigiano grattugialo il tovagliolo di Sacchi e quando il et fece per metterlo al collo potete immaginare cosa accadde. L’Arrigo che ride spesso, e mai di sé, non gradì. Il nome di Vialli, che a Malta segnò un gol in una delle peggiori partite del ciclo sacchiano, non comparve più nelle convocazioni successive. Un caso? Forse.

In quel periodo il Gianlucaccio stentava nella Juve, Trap e Boniperti ipotizzavano di farne un centrocampista e Sacchi trovò la scusa già impacchettata come una caramella. Quel ragazzo dal look imbarazzante e un po’ sopra le righe era agli antipodi del suo modo di concepire il gruppo. Troppa personalità. Troppa esuberanza. Come durante la tournée negli Usa quando sul pullman degli azzurri aveva fatto il verso al et e qualcuno aveva intonato il coretto «con Azeglio era meglio», un «cult» dei giornalisti antisacchiani. Uno sfottò innocente ma arrivò all’Arrigo ingigantito da messaggeri poco fedeli ai toni e alle intenzioni dei messaggi. Come è successo altre volte nei rapporti tra i due.

Anche quando, come ha spiegato di recente il Gianlucaccio, «raccontai a un collaboratore di Sacchi le mie perplessità su alcune modalità del ritiro: la sveglia alle 8, la serietà a tavola e sul pullman, altre cosette». L’intermediario deve averci calcato la mano se il et senti il bisogno di telefonare a casa Vialli per un chiarimento. Gianluca non c’era. «E per orgoglio non mi feci vivo ha ammesso -. Ero in ritiro a Villar Perosa, poteva chiamarmi lì». Le incomprensioni si sono annodate come i grani di un rosario. Sacchi ha sbandierato gli errori comportamentali di Vialli, senza entrare mai nello specifico e quindi ingigantendoli: che mai avrà combinato il Gianlucaccio? ci si e chiesto spesso ascollando il et al sangiovese. Ragazzate. Ma un malinteso senso della riservatezza giustificava qualsiasi illazione. Vialli se ne è offeso. E ha risposto con bordate polemiche e sottili ironie, soprattutto dopo l’esclusione dai Mondiali. «Se mi chiamano ci vado, ma se vogliono portarmi in America da turista me lo dicano e ci rinuncio. Alla mia età non si regge la fatica di due mesi di ritiro senza giocare», ci confidò in aprile. La chiamata non venne. Arrivarono invece le battute del Gianlucaccio: «Sono stati i Mondiali delle lacrime e dei crampi».

E, dopo la sconfitta di Palermo con la Croazia: «Perché prendersela? In settimana abbiamo battuto l’Arezzo e la Primavera della Fiorentina». Uno stillicidio: «La Nazionale è antipatica alla gente perche sono antipatici Sacchi e Malarrese». Fino all’intervista della scorsa settimana in tv: «Sacchi ha un modo integralista di vedere le cose, ma nove volte può avere ragione lui, una volta possono avere ragione gli altri». Non chiamare Vialli che volta è?

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