In Iran il calcio è coraggio e responsabilità. Taremi contro il regime: «Non si fa giustizia con il cappio»

Su Repubblica. L'accusa su Twitter di Taremi che gioca nel Porto e in passato è stato accusato di vicinanza a Khamenei.

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Doha (Qatar) 25/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Galles-Iran / foto Imago/Image Sport nella foto: Mehdi Taremi ONLY ITALY

In Iran il calcio sta assumendo una dimensione decisamente diversa, lontana anni luce dalla deresponsabilizzazione che impera da noi e per noi intendiamo in Europa. Sin dai Mondiali, con la clamorosa protesta di non cantare l’inno nazionale per mostrare la propria avversità al regime, i calciatori iraniani hanno dato vita a una serie di dimostrazioni a favore della rivolta contro la Repubblica islamica. E ancora dal calcio arriva un gesto importante, coraggioso, di rottura. Ne scrive Gabriella Colarusso sul quotidiano la Repubblica. Il centravanti Mehdi Taremi, che gioca nel Porto ed è stato protagonista ai Mondiali, su Twitter ha preso posizione contro il regime di Khamenei all’indomani di altre due esecuzioni nei confronti due giovani.

Scrive Colarusso su Repubblica c he il gesto di Taremi è tanto più importante in quanto lui non è un oppositore della Repubblica Islamica:

qualche anno fa fu persino investito dalle critiche per aver condiviso un post antisemita della guida suprema Khamenei, poi rimosso. Ma proprio per questo le sue parole pesano, fanno rumore, raccontano di una ribellione ormai trasversale che riguarda anche chi fino ad oggi non ha messo in discussione il Sistema.

“La giustizia non può essere fatta con un cappio”, ha scritto la star del calcio iraniano riferendosi all’impiccagione di altri due manifestanti, Mohammed Mehdi Karami, 21 anni, e Mohammad Hosseini, 39 anni, uccisi all’alba di sabato dopo essere stati accusati di aver partecipato all’omicidio di un paramilitare basij in un processo lampo in cui – denunciano gli avvocati – non sono stati garantiti i più elementari diritti della Difesa. “Abbiamo tanti malversatori e criminali in carcere per i quali i processi durano diversi anni. Ma poiché questi giovani oppressi provengono da famiglie povere e non hanno legami influenti, li giustiziano per tre capi d’accusa? Quando è troppo è troppo. Quale società può trovare pace con spargimenti di sangue ed esecuzioni quotidiane?”.

Scrive Repubblica che

lui stesso aveva inizialmente evitato di prendere posizione durante i Mondiali, chiedendo che la politica venisse lasciata fuori dallo sport. (…) Ieri sono scesi in piazza migliaia di iraniani nel mondo per protestare contro il pugno duro di Teheran: la repressione non si ferma. ma nonostante tutto gli iraniani non si danno per vinti. Ancora un’altra atleta, la campionessa di taekwondo Nahid Kiani, ha sfidato il sistema mostrandosi in una foto senza velo.

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