Reina: «farò l’allenatore, il mio riferimento è Gattuso. Lo scudetto? Il campionato è lungo»

Al Corsport: «Benitez diede nuovo slancio e servì per completare il Progetto e ampliarlo. La mia parata più bella? A Roma contro la Roma».

Reina vinicius

Bergamo 30/10/2021 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Lazio / foto Image Sport nella foto: Jose' Manuel Reina

Pepe Reina sarà a Napoli il 17 dicembre per l’amichevole tra Napoli e Villarreal. Il Corriere dello Sport, con Antonio Giordano, lo ha intervistato:

Ha scelto cosa far fare a Pepe Reina, 41anni il prossimo 31 agosto, da grande?

«L’allenatore. Almeno su questo non ho dubbi».

Ne ha avuti tanti, e tutti di profilo alto-altissimo, ne può indicare uno solo come riferimento.

«I miei rapporti con i tecnici sono sempre stati improntati alla lealtà e direi che è stato bello confrontarsi con ognuno di loro. Sono legato a tanti e da chiunque ho ricevuto: da Aragones – che Dio l’abbia in gloria – a Guardiola, da Sarri a Del Bosque, da Benitez a Van Gaal c’è stato modo di avere dialoghi più o meno frequenti. Ma visto che lei mi obbliga a scegliere rigorosamente, le dico che punto su Gattuso: mi è bastato poco al Milan per apprezzarlo e pensare che un giorno, dovesse succedermi, mi porterò qualcosa di Rino in panchina».

Lo scudetto è già indirizzato?

«Neanche a sospettarlo. Il campionato è lungo, adesso si entrerà nel vivo. Poi, se si può dire, servirà anche una botta di …. Meno infortuni, condizione sempre esuberante, un episodio che ti gira nel momento giusto, pure un errore arbitrale che possa incidere in un senso o nell’altro».

Benitez.

«Il segreto di quel Napoli fu quel capolavoro di mercato, l’allestimento di una squadra che è durata e poi la forza del gruppo. In una società che si era comportata già egregiamente, come sottolineavano i risultati, l’irruzione di Benitez diede nuovo slancio e servì per completare il Progetto e ampliarlo».

«Il Napoli cominciò ad avere un respiro internazionale. E da quel momento il suo ruolo si è ingigantito, perché ha continuità a livello europeo, fa le Coppe sempre, ora è addirittura protagonista in campionato e in Champions e con un calcio che è spettacolare. Vuol dire che c’è del buono in quello che è stato costruito nel passato».

La sua parata più bella.

«All’Olimpico, contro la Roma, marzo 2017, vincevamo 2-1, una sfida che ha un sapore particolare: mancava un minuti e forse meno, tira Perotti, la palla viene sporcata da qualcuno, io sono in contro tempo, perché sto andando dall’altra parte, torsione, colpo di reni, manata, sfera sulla traversa e poi con un piede la butto in angolo. Ho visto compagni esultare. E anche io».

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