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Federginnastica, Tecchi: «Ora c’è una struttura per le denunce anonime delle ginnaste»

Intervista alla Stampa: «Il problema sono gli allenatori, quanti sono in gradi di gestire un centro tecnico. La Maccarani? Vale la presunzione di innocenza»

Federginnastica, Tecchi: «Ora c’è una struttura per le denunce anonime delle ginnaste»

La Stampa intervista Gherardo Tecchi, presidente di Federginnastica. La Federazione si è trovata coinvolta nello scandalo della ginnastica ritmica, con le decine di denunce di abusi e maltrattamenti presentate dalle Farfalle. Ginnaste che Tecchi ringrazia per aver “scoperchiato la pentola”.

«Mi conceda di ringraziare atlete e atleti che hanno deciso di parlare. Le loro voci ci hanno permesso di aprire una riflessione su come tutelare questo bellissimo sport».

Tecchi dichiara che l’obiettivo di Federginnastica

«è dare alla ritmica un nuovo volto e fare in modo che i tecnici sappiano confrontarsi con i giovani. Bisogna lavorare sulla formazione: nessuno deve superare l’asticella del bon ton e del buon allenamento».

Per quanto riguarda il fronte giudiziario, Tecchi rimanda tutto alla Procura Federale.

«La procura federale sta lavorando e penso stiano facendo un buon lavoro, sono dei professionisti di alto livello. Non conosco i dettagli perché è una struttura indipendente come il nostro Safeguarding Office. L’abbiamo creato per le ginnaste che, anche in anonimo, vogliono parlare. Vogliamo scoprire tutta la verità e ripartire».

Sulla dt Maccarani:

«Non posso dare la croce né alle atlete, né a Maccarani. Questo deve farlo la giustizia sportiva».

Decidere se la Maccarani è la persona giusta per allenare la Nazionale spetta al Consiglio federale, dice Tecchi.

«Al consiglio federale e al presidente in particolare. Ma anticipare le decisioni della procura vuol dire dare ragione a una o all’altra parte. Vale la presunzione di innocenza: quando avremo le risposte, agiremo immediatamente».

Intanto, la Maccarani rifiuta le interviste ma parla del suo caso nelle riunioni con le altre tecniche e dice che «non sceglierà mai più ragazze fragili» e che «il problema è la scuola che non forma persone solide». A Tecchi viene chiesto se è d’accordo con lei. Risponde:

«Questa è una sua opinione. Ognuno ha un proprio carattere: il buon allenatore non è solo quello che insegna la tecnica, ma che interpreta la testa di chi ha davanti. C’è un nuovo psicologo a Desio, un altro che gira nelle accademie, altri dieci a disposizione delle società in tutta Italia. Stiamo rivoltando la Federazione come un calzino».

Il problema, dice, sono gli allenatori.

«Il problema sono gli allenatori. Quanti sono davvero capaci di guidare un centro tecnico? Quante di queste strutture societarie, e lo dico perché facciamo fatica noi come Federazione, sono in grado di avere in palestra un massaggiatore, un nutrizionista, un medico, uno psicologo? Nessuno o pochissimi. I presidenti di società devono vigilare e reclutare le bambine talentuose. Sono sbalordito quando sento di bimbe che vanno ad allenarsi a 500 chilometri da casa. Non per la Nazionale, ma in una società. Ma la famiglia, dov’è?».

Forse hanno dato retta alle promesse dei tecnici?

«Questo è il grosso problema. Un tecnico deve stare con i piedi per terra».

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