Sul CorSera. Era una pratica comune. L’ex ds Paratici: «Non è che mi svegliavo la mattina e dicevo: oggi voglio fare una bella plusvalenza!».
Arrivabene intercettato: «Nella Juve ormai son diventati tutti esperti a fare i trucchetti»
Tutti sapevano, nella Juventus, del ricorso alle plusvalenze sfrenate per “sanare” i bilanci. I pm ne sono convinti. Lo scrivono nella richiesta di misure cautelari per i dirigenti del club bianconero, come scrive oggi il Corriere della Sera. Ad essere illuminanti, in tal senso, secondo gli inquirenti, sono, ovviamente documenti e telefonate agli atti dell’inchiesta. Ad esempio, c’è una conversazione telefonica dell’amministratore delegato della Juventus, Maurizio Arrivabene. Parlando dell’area finanza del club bianconero, dice:
«Lì ormai son diventati talmente esperti a fare i trucchetti».
Cosa che dimostra, per gli inquirenti, che la pratica delle plusvalenze fosse utilizzata ormai come prassi e non fosse appannaggio di una sola persona. Una scelta imposta e condivisa tra tutti i vertici aziendali: da Agnelli ad Elkann. Sapeva anche l’allenatore, Massimiliano Allegri.
Lo stesso Paratici, del resto, sbottò:
«Non è che Paratici si svegliava la mattina e diceva: oggi voglio fare una bella plusvalenza!».
Il Corriere della Sera scrive:
Secondo gli inquirenti, le plusvalenze furono scientemente utilizzare per puntellare i conti: «Le indagini condotte nonché quelle fatte dalla Consob hanno dimostrato in maniera chiara e incontrovertibile che, pur a fronte della stipula formale di due contratti separati (circostanza imposta dalle norme dell’ordinamento sportivo), le operazioni contestate sono “scambi”, permute a tutti gli effetti». E per questo — è la tesi d’accusa, contestata dalla Juve — andavano registrate seguendo determinati principi contabili. Dopodiché, sulle plusvalenze, il gip ha espresso dubbi «relativi alla sussistenza del dolo richiesto». Di diverso avviso, sulle manovre stipendi: «Certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi». Fatto sta che — per gli accertamenti contabili svolti dal consulente tecnico della Procura — «l’impatto delle condotte illecite appare di rilievo allarmante». Al punto che — sostengono i pm — con le rettifiche apportate, «in ben due esercizi su tre» (2018/19 e 20/21) la Juve avrebbe avuto «un patrimonio netto negativo». Morale (d’accusa): «Juventus non avrebbe potuto operare negli esercizi in discorso, né essere quotata in Borsa».