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Southgate: «Se pure vincessi il Mondiale resterei sempre quello che ha perso l’Europeo con l’Italia» 

A La Repubblica: «I calciatori non fanno coming out perché temono la reazione dei tifosi. Gli spogliatoi europei non sono mai stati così tolleranti».

Southgate: «Se pure vincessi il Mondiale resterei sempre quello che ha perso l’Europeo con l’Italia» 
Londra (Inghilterra) 07/07/2021 - Euro 2020 / Inghilterra-Danimarca / foto Uefa/Image Sport nella foto: Gareth Southgate

Antonello Guerrera intervista, per La Repubblica, il commissario tecnico della Nazionale inglese, Gareth Southgate. Non è mai stato troppo fortunato, alla guida dell’Inghilterra: ha perso la semifinale ai mondiali di Russia nel 2018, è stato sconfitto dall’Italia all’Europeo dell’anno scorso. Gli viene chiesto: perché secondo lei l’Inghilterra ha la maledizione di steccare sempre?

«Non è una maledizione. Semplicemente, non siamo stati bravi: non tenevamo la palla abbastanza, non abbiamo saputo gestire i momenti di pressione. Ma ora abbiamo posto basi solide».

Vincere con l’Inghilterra è una missione impossibile?

«Ogni torneo può essere il tuo ultimo. Certo, è la prima volta che c’è negatività intorno alla mia squadra. Ma i fischi ti fanno crescere. Il vero salto di qualità potremo farlo se cresciamo nei big match. La prima volta che mi hanno chiesto di allenare l’Inghilterra, ho detto no. Poi ho pensato: ai miei figli racconto che bisogna affrontare le sfide della vita. Ora tocca a me».

Southgate parla anche della finale degli Europei persa a Wembley contro l’Italia.

«E’ una sconfitta che porterò con me, per tutta la vita. Per molti rimarrò sempre “quello dell’Europeo”, anche se quest’anno dovessi vincere il Mondiale. Il nostro problema è stato passare in vantaggio dopo due minuti, in un torneo dove avevamo subìto un solo gol. Allora, subconsciamente, abbiamo smesso di pressare alti e di tenere la palla. L’1-1 ha ribaltato la psicologia della partita».

A posteriori, cambierebbe qualcosa?

«Sì. Ma non voglio dire cosa. Il vero problema è che, a volte, se a centrocampo hai contro giocatori come Modric, Brozovic e Rakitic (contro la Croazia a Russia 2018, ndr) o Verratti e Jorginho, questi sono capaci di aggirare qualsiasi tua soluzione tattica. E poi io ho allenato solo 200 partite in carriera, contro l’Italia era la mia prima finale: devo ancora imparare molto».

Southgate parla dei tifosi.

«Mi dà molto fastidio poi vedere i nostri tifosi fischiare gli inni avversari. I miei figli, per esempio, si sentono europei e inglesi: non riescono a capire il senso della Brexit… Ma questa mentalità negativa cambierà con le nuove generazioni. Lo stesso è accaduto contro il razzismo. È un lungo viaggio».

Sull’omosessualità siamo molto indietro: pochissimi calciatori si sono dichiarati gay sinora, soprattutto dopo la tragedia di Justin Fashanu. Perché?

«Lo spogliatoio non avrebbe alcun problema: sosterrebbe e abbraccerebbe i compagni che fanno coming out. Ma i calciatori hanno paura delle reazioni all’esterno o dei tifosi. Personalmente, l’ho vissuto con Thomas Hitzlsperger all’Aston Villa: non pensavo fosse gay e quando lo ha dichiarato è stata una cosa normalissima. Gli spogliatoi delle squadre europee non sono mai stati così tolleranti, multiculturali, multi-religiosi. Certo, all’esterno ci sarà sempre qualche omofobo. Ma spero che i giocatori gay si dichiarino presto: avrebbe un enorme impatto sulla società».

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