ilNapolista

La sosta servirà a Spalletti per lavorare su Osimhen e Kvaratskhelia

Non li ha quasi mai avuti insieme. Potrebbe venir fuori un Napoli senza limiti. Il tecnico modella la squadra per esaltare le qualità dei suoi

La sosta servirà a Spalletti per lavorare su Osimhen e Kvaratskhelia
Ci Napoli 21/08/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Monza / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia

C’è da preoccuparsi?

Per quanto concerne l’argomento trattato in questo spazio sul Napolista, cioè l’analisi delle partite partendo dai numeri e dalle evidenze tattiche, per la squadra di Spalletti le difficoltà realizzative vissute contro l’Empoli sono stato un segnale molto più preoccupante rispetto al quarto d’ora finale di Napoli-Udinese. Per diversi motivi. Il primo: i gol segnati da Nestorovski e Samardzic sono stati improvvisi e casuali, il che non vuol dire immeritati e infatti ne parleremo. Il secondo: l’Udinese è una squadra di gran lunga migliore dell’Empoli, ha moltissime risorse e una fisicità straripante, e infatti è venuta fuori alla distanza, nel finale. Dopo aver già messo in difficoltà il Napoli di Spalletti, soprattutto all’inizio delle due frazioni di gioco.

Quindi iniziamo dalla fine. Dalla coda apparentemente preoccupante di questa partita. In realtà non c’è da preoccuparsi per i due gol di Nestorovski e Samardzic. Il primo nasce da un’azione confusa ma è ben costruito da Pereyra, Success e dall’attaccante macedone, che non gioca praticamente mai ma sarebbe titolare in molte squadre dal decimo posto in giù nella classifica di Serie A. E poi anche lo stesso Samardzic è un ottimo giocatore, un talento purissimo e ancora da sgrezzare, che tra l’altro ha approfittato di un errore di pura distrazione tecnica da parte di Kim Min-jae. Il primo, probabilmente, della sua stagione.

Insomma, l’Udinese è una squadra che ha un’ottima struttura, delle buone individualità e anche una panchina importante, ovviamente nel contesto della media-borghesia del nostro campionato. Per certificare quest’ultima frase, ecco un dato: tenendo conto delle 20 squadre di Serie A, i friulani sono al secondo posto nella classifica dei gol segnati da giocatori subentrati a gara in corso (8). Al primo posto c’è proprio il Napoli, con 9.

I meriti del Napoli

Il grande – enorme – merito del Napoli, quindi, è stato quello di riuscire a mettersi nella condizione di non pagare dazio rispetto alla forza certificata dell’Udinese. Di segnare tre gol in modo splendente ma anche vivendo la partita in modo intelligente, maturo, cioè assorbendo i minuti di gara più difficili e piazzando i colpi giusti al momento giusto. Vediamo come siamo arrivati a tutto questo, dal punto di vista tattico.

Intanto le formazioni iniziali: rispetto alla gara contro l’Empoli, Spalletti ha ripescato Lozano e Juan Jesus e ha restituito fisicità alla catena di sinistra, reinserendo Olivera e Elmas, ma allo stesso tempo ha anche sostituito Ndombélé con Zielinski. Una serie di scelte apparentemente contraddittorie ma in realtà sensatissime: Olivera ed Elmas dovevano contenere e hanno contenuto un calciatore di grande impatto atletico come Ehiziboué, dall’altra parte invece Lozano ha giocato – come da caratteristiche – tenendo un atteggiamento più verticale e offensivo, così da limitare in partenza Pereyra, schierato come esterno a tutta fascia ma non proprio adatto a svolgere questo ruolo, soprattutto dal punto di vista difensivo.

La prima immagine mostra le posizioni medie del Napoli in fase attiva; la seconda, invece, mostra le posizioni medie della squadra di Spalletti in fase di non possesso. In entrambe le situazioni, Lozano è sensibilmente più avanzato rispetto ad Elmas.

Come si vede da questi screen, il Napoli ha attaccato ma anche difeso con un sistema asimmetrico, più sbilanciato sulla destra. In questo modo, ha effettivamente bloccato la spinta dell’Udinese sulla sua corsia sinistra: secondo le rilevazioni di Whoscored, la squadra di Sottil ha costruito addirittura il 47% delle sue manovre offensive a destra. Proprio a destra è nata la prima occasione della squadra ospite, che – come già anticipato prima – ha iniziato meglio la partita rispetto al Napoli.

Merito di un atteggiamento tattico coerente e delle qualità dei suoi uomini: grazie a un baricentro alto, addirittura più alto rispetto a quello della squadra di Spalletti (56,7 metri contro 55,59 in fase di possesso, 46,03 contro 45,3m in fase di non possesso), l’Udinese è riuscita a togliere profondità all’attacco avversario. E, sempre per lo stesso motivo, recuperava il possesso mantenendo molti uomini oltre la linea della palla. In un contesto del genere, Deulofeu è stato abilissimo a farsi trovare tra le linee e a condurre l’azione di ribaltamento, ed è proprio così che è nata l’occasione del settimo minuto del calciatore catalano:

L’Udines muove bene il pallone nel cerchio di centrocampo, Deulofeu scappa dietro il reparto di mezzo del Napoli e serve Beto in verticale, per poi andare a riempire l’area di rigore.

Ecco, questa è l’Udinese. Una squadra che è evidentemente fisica, ma possiede anche una tecnica interessante e sa sviluppare bene il possesso palla. In virtù di tutto questo, Sottil non si limita ad attendere gli avversari per ripartire. Tutt’altro: più o meno come fa il Napoli, cerca sempre di costruire un’azione offensiva sofisticata, di ragionare muovendo il pallone. Solo che poi la rifinitura e la finalizzazione sono due arti in cui la qualità richiesta diventa inevitabilmente più alta, e allora è qui che viene fuori la forza del Napoli, la superiorità degli uomini di Spalletti. Che, all’improvviso, hanno trovato il vantaggio con questo gol:

Un gol che nasce dal niente

Pur nell’ambito di un’azione a basso ritmo, di un possesso evidentemente lento, il Napoli ha trovato il modo per accelerare. Per alzare il ritmo. Lo ha fatto con un meccanismo che abbiamo visto spesso in questo avvio di stagione – la sovrapposizione interna di Olivera o comunque del terzino, mentre il laterale offensivo resta larghissimo –  e con una giocata individuale di Elmas, un cross dai giri contati per servire un attaccante che riempie l’area di rigore come nessun altro in Serie A, almeno in questo scorcio di stagione.

È questa la vera grande forza del Napoli 22/23: la squadra di Spalletti non è sempre brillante, non è sempre dominante dal punto di vista tattico, ma ha una quantità enorme di opportunità offensive. Di alternative di gioco. Perché nell’azione del primo gol ci sono la qualità di Elmas nel mettere il cross che vediamo sopra, e poi il fisico e il fiuto del gol di Osimhen. Le doti del nigeriano sono quelle che danno un senso alla giocata precedente, che la rendono possibile, utile. Con un attaccante meno prestante in area di rigore, la soluzione del pallone alto sarebbe stata molto meno efficace.

Osimhen e il contropiede

Pochi minuti dopo il primo gol, l’Udinese ha perso Deulofeu per infortunio. È stato un momento importante del match, un episodio fortunato per il Napoli: senza l’uomo che garantisce connessione tra l’attacco e il resto dei reparti, la squadra di Sottil si è vista privata della qualità necessaria per diversificare il suo gioco offensivo. E il Napoli se ne è giovato. Pur rimanendo in controllo della partita attraverso il possesso palla, infatti, gli uomini di Spalletti hanno invitato gli avversari ad attaccarli, così da poter sfoderare un’altra freccia dalla loro faretra: le ripartenze in spazi aperti, che i puristi amano definire come contropiede. È così che, alla mezz’ora esatta, è arrivato il 2-0. In contropiede:

Straripante Osimhen

In quest’azione, si vede chiaramente, l’Udinese arriva bene sulla trequarti ma poi manca della qualità necessaria per rifinire l’azione offensiva. Il cross dalla destra è forzato, arriva a difesa avversaria schierata, e quindi il pallone viene assorbito e risputato fuori con facilità. Come detto prima, però, Sottil ha preparato una partita non solo attendista, ma anche ambiziosa, soprattutto dal punto di vista difensivo: molti uomini a riempire la metà campo avversaria, difensori alti per togliere profondità e per provare a stroncare sul nascere il gioco in transizione del Napoli. Tutto giusto, se non fosse che il Napoli ha Victor Osimhen.

Che, in questa azione, non è contenibile. O meglio: non è sicuramente contenibile da Bijol, che prova a stare alto ma non ha il passo per poterlo fare davvero, e così finisce triturato dal punto di vista fisico e anche tecnico. Osimhen, infatti, arriva prima sul pallone e ha anche il tempo per farlo scorrere, per staccarsi dal contatto fisico con il suo marcatore diretto e per attrarre anche Ebosse su di sé. Il colpo di tacco per Lozano è bello ma anche piuttosto semplice, poi ci pensano il messicano e Zielinski a chiudere l’azione con qualità. Ma lo snodo centrale dell’azione, il momento che la determina, arriva prima. È quello in cui Osimhen detta letteralmente il contropiede a Zielinski. A tutti i suoi compagni.

Tutti i palloni toccati da Osimhen: in questo campetto, il Napoli attacca da sinistra a destra

Si vede chiaramente in questo campetto: Osimhen viene a giocare il pallone a tutto campo, muove costantemente i difensori, tende ad allargare e allungare in maniera compulsiva lo spazio offensivo del Napoli, e, di conseguenza, anche quello difensivo degli avversari. Poi va a riempire l’area come abbiamo visto prima, con un’autorità e una robustezza che lo rendono ancora più ingiocabile, per gli avversari.

Succede la stessa identica cosa in occasione del terzo gol, solo che in quel caso Osimhen influenza in modo decisivo l’azione senza toccare il pallone. L’Udinese ha iniziato il secondo tempo con un approccio gagliardo e convincente, tra poco ne parleremo meglio, e allora tende a portare molti uomini nella metà campo del Napoli, compreso il braccetto di destra della difesa a tre. Solo che però la squadra di Spalletti ha Anguissa e anche Osimhen, che con un semplice taglio porta via Bijol da quello spazio lasciato già sguarnito, apre il campo a Elmas e al passaggio di Anguissa. Con tre passaggi, il Napoli entra letteralmente in porta con il pallone.

Sembra tutto molto semplice, ovviamente non è così

Il resto della partita

Intorno a questi tre episodi, proprio come fanno le grandi squadre, il Napoli ha gestito il pallone e il tempo e quindi la partita con una tranquillità disarmante. Lo dicono i numeri: fino al minuto 75′, la squadra di Spalletti ha tenuto il possesso per il 65% del tempo di gioco, concedendo soltanto 6 tiri all’Udinese. Due soli sono finiti nello specchio della porta: quello di Deulofeu che abbiamo già visto all’inizio; e quello di Beto dopo appena due minuti di gioco. Stop. Fine delle trasmissioni.

Un altro momento della gara in cui la squadra di Sottil è sembrata in grado di far male a quella di Spalletti è stato quello a cavallo tra l’intervallo e il gol di Elmas, sublimato in un paio di buone azioni e in una conclusione completamente sballata di Ehiziboué, l’unica scoccata dall’Udinese dall’interno dell’area oltre a quella di Deulofeu, e in un tiro di Lovric ribattuto dalla difesa. Tutto in meno di un minuto, al 55esimo.

Insomma, per il resto il Napoli ha fatto la solita partita di assoluto dominio psicologico e tattico. Da segnalare il ritorno ad altissimi livelli di Anguissa, protagonista in 8 eventi difensivi – 4 contrasti vinti, un passaggio intercettato e 3 palloni spazzati – e autore di 2 dribbling riusciti, 2 passaggi chiave e dell’assist decisivo che abbiamo visto sopra. Buonissima la partita anche di Elmas, meno verticale di Kvaratskhelia ma in grado di garantire un ottimo contributo creativo come esterno a piede invertito. E non solo per il cross perfetto che ha permesso a Osimhen di segnare il nono gol del suo scintillante campionato.

Conclusioni

I cambi e la sensazione che la partita fosse finita hanno un po’ spento il Napoli nel finale. Ma l’abbiamo già detto: anche l’Udinese ha i suoi meriti per aver rimesso in piedi la gara. E poi la palla persa di Kim Min-jae è un unicum, parliamo del primo errore grave, da matita blu, del sudcoreano dall’inizio della stagione. Anche i numeri confermano che si è trattato di due reti un po’ casuali: dopo i tiri vincenti di Nestorovski e Samardzic, l’Udinese ha tentato solo un’altra conclusione verso la porta di Meret. Con Pereyra, che si è visto respingere il suo tentativo – scoccato dall’esterno dell’area, tra l’altro – da un difensore.

Dal punto di vista tattico, quindi, il Napoli non ha accusato nessun tipo di cedimento. Non ci sono allarmi, solo conferme. Sulla solidità arretrata, sulla grande varietà di soluzioni in fase d’attacco. Spalletti, spinto anche dall’assenza forzata di Kvara, ha ritrovato Elmas e ha responsabilizzato molto di più Lozano. Ma soprattutto ha permesso – forse involontariamente, forse no – a Osimhen di prendersi letteralmente il Napoli. È a partire dal centravanti nigeriano, dalla sua forza fuori scala, che il Napoli dispiega la sua straripante qualità. È come se Osimhen fosse l’apriscatole delle difese avversarie, ma poi è anche l’uomo che decide le partite.

Dopo due stagioni di equivoci, oggi il Napoli parla finalmente la lingua dei migliori giocatori del suo organico. Li rende davvero protagonisti, li esalta, fa in modo che si esprimano al meglio. È successo con Kvara senza Osimhen, è successo con entrambi in campo, anche se per poco. Ora sta succedendo con Osimhen senza Kvara. Nel corso della sosta, Spalletti potrà finalmente lavorare sull’integrazione tra le sue due punte di diamante senza l’assillo delle partite. Senza infortuni, anche. Dall’esito di questo lavoro, dipenderanno le ambizioni del Napoli in Serie A e anche in Champions League. Se dovesse andar bene, la squadra azzurra non avrebbe alcun limite, in nessuna competizione. Lo dice ciò che abbiamo visto finora, senza alcun timore di smentita.

ilnapolista © riproduzione riservata