Il racconto di come in Qatar è cambiata la visione della partita allo stadio, preda della tecnologia: “Inquadri il campo con la realtà aumentata del telefonino, che senso ha essere lì?”
Il Mondiale è diventato Fifa Ultimate Team
“La telecamera ingrandisce lentamente il volto di Lionel Messi. E continua a zoomare. E continua a zoomare. L’obiettivo è fermo, la messa a fuoco profonda e drammatica, sfoca tutto tranne l’unico oggetto della sua attenzione. La fotocamera continua a zoomare. Presto le spalle di Messi non sono più visibili. Poi il suo collo scompare, poi il suo mento. La fotocamera continua a zoomare. Pochi istanti prima di Argentina-Messico e il più grande giocatore del mondo viene sottoposto all’equivalente fotografico di un tampone nasale”.
Jonathan Liew racconta sul Guardian il primo Mondiale Web3, in cui “non c’è più una distinzione netta tra il mondo di chi guarda la partita allo stadio e chi lo guarda da casa”. Una sorta di “metaverso in cui tutto è reale e niente e reale, un mondo inquietante di strati su strati, dove non sei mai del tutto sicuro di cosa sia reale e cosa sia virtuale, o se abbia senso distinguere tra i due”.
L’editorialista del Guardian questo è il Mondiale che segna un “deciso cambiamento di tono ed estetica”, in cui “il mondo digitale sta iniziando a penetrare nell’esperienza dal vivo”.
“Sugli spalti sei vagamente consapevole che ci sono migliaia di tifosi che cantano e ondeggiano intorno a te, eppure il loro rumore senza licenza è quasi invariabilmente soffocato dal rumore con licenza ufficiale che risuona dagli altoparlanti. Di tanto in tanto l’annunciatore si ferma e invita i tifosi a “fare rumore”. Che, in tutta onestà, è quello che hanno fatto per tutto il tempo”. Solo che nessuno li riusciva a sentire.
“Anche quando inizia la vera partita, il mondo virtuale riesce in qualche modo a penetrare”. Il fuorigioco semiautomatico è solo una parte di un incessante ciclorama generato dal computer che viene messo in scena sugli schermi giganti. La grafica animata si interpone ogni pochi secondi riportando statistiche in tempo reale”. “Gli schermi mostrano i replay di scontri precedenti resi – per qualche insondabile motivo – in CGI, quindi puoi vedere un avatar digitale di Raheem Sterling incrociarsi con un avatar digitale di Harry Kane, anche se hai visto la cosa reale accadere circa cinque minuti prima. Tutto questo, ovviamente, se scegli di guardare la partita esclusivamente attraverso l’antico mezzo dei tuoi occhi. Apri l’app Fifa+, tuttavia, e si presenta un panorama completamente nuovo. Usando la sua maschera di realtà aumentata, puoi puntare il tuo telefono verso il campo e vederlo trasformarsi in una mappa di calore, sovrapporre statistiche in tempo reale sul tappeto erboso, guardare gli stessi replay al rallentatore che vengono serviti agli spettatori a casa. Il che è, dal punto di vista tecnologico, estremamente impressionante. Ma solleva una domanda fondamentale: se il futuro del calcio è guardare una partita dal vivo attraverso lo schermo del telefono, allora che senso ha esattamente essere lì?”.
Per Liew il calcio si sta trasformando in Fifa Ultimate Team, in un videogioco. “E in realtà ciò a cui stiamo assistendo non è tanto la fusione dell’esperienza dello stadio con l’esperienza televisiva, ma la fusione di entrambe nell’esperienza di gioco”,
Ma, si chiede alla fine, “se ciò che stiamo guardando è sempre più curato, fino a che punto possiamo fidarci di ciò che stiamo guardando? Quando premiamo il pulsante, stiamo effettivamente scegliendo di premere il pulsante o veniamo semplicemente incanalati come acquirenti attraverso un infinito ipermercato digitale? È ancora uno sport o semplicemente un prodotto di intrattenimento confezionato in modo intelligente come uno sport?”.