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Il fotografo della “mano di Dio”: «Vidi subito che era fallo, ma ero l’unico ad avere quello scatto»

LeCoq al Telegraph: “Non sono diventato ricco, i diritti li aveva L’Equipe. Pensavo che fosse solo una bella foto, ma che l’avessero fatta tutti…”

Il fotografo della “mano di Dio”: «Vidi subito che era fallo, ma ero l’unico ad avere quello scatto»
1986 archivio Storico Image Sport / Argentina / Diego Armando Maradona / foto Imago/Image Sport

La foto sportiva più famosa di tutti i tempi l’ha firmata il 22 giugno 1986 allo stadio Azteca di Città del Messico il fotografp francese Andre LeCoq. “La mano di dio“. Maradona che segna di pugno all’Inghilterra. Questa settimana, una stampa originale sarà messa all’asta: contiene la sequenza di tre scatti che LeCoq fece quel giorno. Al Telegraph racconta il dietro le quinte di quella foto. E cosa è cambiato dopo. Spoiler: no, non è diventato ricco.

“Ero dietro la linea di porta nel solito posto dei fotografi. Stavo seguendo la palla, guardandola fissa. E ho potuto vedere guardando attraverso l’obiettivo che era fallo di mani. Era chiaro, per me. L’avevo visto. Sono rimasto molto sorpreso quando il gol è stato concesso”.

All’epoca LeCoq lavorava per L’Equipe. Aveva coperto tutti i Mondiali dal 1962 in Cile in poi. E sapeva cosa stava facendo, scrive il Telegraph. Ma non sapeva cosa sarebbe accaduto dopo quello scatto.

“Ho solo pensato, vabbè, è una foto chiara ma la avranno fatta anche gli altri… Sono rimasto sbalordito, ancora più del fatto che il gol era stato convalidato, quando ho scoperto di essere l’unico ad aver fatto quello scatto. Non so perché nessun altro l’ha fatto. Ma a me è andata molto bene”.

La foto ha immediatamente fatto il giro del mondo, è finita sulle prime pagine dei giornali internazionali. La Mano di Dio colta in flagrante.

“Era la prova che Maradona aveva imbrogliato. Non ha aiutato il popolo britannico. Ma in un certo senso era un importante documento storico. La fotografia è apparsa in tutto il mondo, su giornali, riviste, ovunque. È diventata famosa. Ma no, non sono diventato ricco. Ero un fotografo dello staff di L’Equipe, loro possedevano i diritti sull’immagine. Sì, ho ricevuto un bonus, ma non è stato abbastanza da fare di me un uomo ricco. Suppongo che ciò che la sua popolarità abbia fatto sia stato forse spingermi un po’ in alto nell’ordine gerarchico a L’Equipe, potevo scegliere gli eventi migliori da coprire”.

LeCoq è andato in pensione prima della Coppa del Mondo del 1998, quella vinta dalla Francia.

“Si potrebbe dire che il mio tempismo non è stato molto buono”, ride. “Ma non era come oggi, con la fotografia digitale. Ai miei tempi viaggiavi praticamente con un laboratorio appresso. All’epoca dovevi stampare le tue foto, non proprio a bordo campo campo, ma in una stanza sotto le tribune. Dovevi portare così tanta attrezzatura che era fisicamente estenuante. Forse ne avevo abbastanza del sollevamento pesi. Ho fatto nove Mondiali in tutto. E non ho mai fatto un’altra foto del genere, che apparteneva solo a me“.

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