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Atalanta-Napoli, Spalletti: «abbiamo tanti calciatori che sono allenatori di se stessi»

«Non temiamo il periodo del Mondiale. Quello di Bergamo è un test che assomiglia molto a quello di Anfield, sarebbe la conferma di aver fatto dei passi in avanti importanti»

Atalanta-Napoli, Spalletti: «abbiamo tanti calciatori che sono allenatori di se stessi»
Bergamo 03/04/2022 - campionato calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

L’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, interviene in conferenza stampa per presentare l’importante partita di campionato di questo sabato contro l’Atalanta di Gasperini. Gli azzurri, che hanno conquistato il primo posto nel Gruppo A di Champions League ma che hanno visto a Liverpool interrompersi una striscia d’imbattibilità che durava da aprile, vogliono consolidare il primato anche in Serie A e mettere a distanza di sicurezza i bergamaschi, secondi in classifica a cinque lunghezze dagli azzurri.

A tal proposito, secondo le ultime indicazioni di formazione, Spalletti schiererà la migliore formazione possibile al momento: Juan Jesus potrebbe tornare titolare al posto di Ostigard, Lozano al posto di Politano, Zielinski al posto di Ndombelé. Ballottaggio serratissimo tra Olivera e Mario Rui.

Di seguito le parole di Spalletti raccolte dal Napolista.

I rischi di un match difficile come quello di domani.

«I rischi sono tanti, il nostro avversario si chiama Atalanta, che significa buoni calciatori che determinano un grande collettivo. Per cui ci vorrà la consapevolezza di essere una squadra forte, anche se da Anfield noi ne usciamo con la certezza di essere qualcosa. È la stessa cosa che diciamo sempre: ci vorranno qualità e forza fisica perché loro sono creati in maniera corretta e poi c’è Gasp che è un allenatore importante, un veterano di quelli terribili».

Se c’è una squadra che eviterebbe agli ottavi di Champions.

«È un giochino sbagliato, perché poi devi sempre passare dalla convinzione di avere delle qualità da mettere dentro la partita e devi pensare che dipende dalla forza che tu hai e che tu proponi. Noi non vogliamo giocare partite più facili, noi vogliamo giocare partite difficili e avere la forza per affrontarle».

Quali sono, secondo Spalletti, gli svantaggi della sosta per i Mondiali? Anche perché i Nazionali potrebbero aumentare.

«Io non vedo vantaggi e svantaggi, è un periodo che dobbiamo passare tutti. Qualcuno ha qualche calciatore in più, ma non è un problema: non giocando partite di alto livello si può perdere la condizione di qualche calciatore invece al Mondiale rimarranno belli carichi, anche se ci saranno fatiche superiori. Per cui dipende da tantissime cose, sul tipo di calciatori… andrebbero fatte valutazioni individuali. Non temiamo quel periodo lì, abbiamo una squadra sana, calciatori che sanno quelle che sono le situazioni che andiamo a vivere, che dovranno andare a gestirsi e andare a metterci anche un po’ di qualità professionale. Per essere professionisti al 100% bisogna avere anche un comportamento corretto fuori dal campo. E noi abbiamo molti calciatori che sono anche allenatori di se stessi». 

Cosa vorrebbe dire uscire da Bergamo indenni.

«Il rispetto bisogna prenderselo quando si va ad affrontare partite di questo livello. Difficilmente te lo concedono. Io avevo un po’ di timore della partita di Anfield perché c’ero già stato e perché è una delle squadre che insieme a Simone si guarda di continuo, perché dà l’idea di dove sta andando il calcio. E quindi sono stati bravi i calciatori a pretendere questo rispetto del Liverpool, anche se poi negli ultimi minuti abbiamo concesso qualcosa, però era per la tranquillità del risultato guadagnato. Quello di Bergamo è un test che assomiglia molto a quello di Anfield, sarebbe la conferma di aver fatto dei passi in avanti importanti. Anche lì c’è stadio, squadra, struttura, gioco… tutte le componenti da affrontare. Però io sono abbastanza tranquillo. Ho visto la mia squadra allenarsi molto bene, non abbiamo nessun calciatore travestito da nostro calciatore: li abbiamo tutti corretti per vestire questa maglia qui e giocare nel Napoli».

Che partita sarà secondo Spalletti.

«Le soluzioni sono molteplici. Bisognerà saper affrontare i minuti della partita in maniera corretta. Ci sarà da saper interpretare i cambiamenti che ci saranno dentro la stessa partita. Abbiamo visto che la squadra sa giocare a viso aperto e sa comportarsi nelle varie situazioni che si incontreranno».

La difesa già da un po’ non ha Rrahmani ma con Kim si stanno alternando Ostigard e Jesus. Che tipo di risposte ha avuto Spalletti da questi calciatori?

«La difesa è una componente fondamentale per creare una squadra forte, perché ti dà quel sostegno, quella sostanza che permette di metterci sopra la qualità e fare un calcio offensivo. Anche quando vengono lasciati soli i nostri difensori hanno fatto vedere di saperci fare. A volte si chiedono i rientri degli attaccanti ma quando giochi a campo aperto te la devi trovare da solo la soluzione con l’avversario e noi abbiamo calciatori forti nell’uno contro uno: Kim dà continuamente prova di forza, di velocità e di qualità nell’impostazione del gioco, perché ultimamente l’ho visto molto cresciuto anche sotto questo punto di vista. Quando lo vanno ad attaccare sposta la palla con naturalezza».

L’Atalanta non ha più il migliore attacco ma si difende bene. Come è cambiata?

«Questo la dice lunga sulle qualità del suo allenatore. i numeri si guardano tutti e si fanno analisi corrette sulle capacità e sulle difficoltà della squadra. Gasp avrà trovato delle correzioni. È la stessa Atalanta dal punto di vista della caparbietà, della ricerca. È una squadra pronta a fare l’autoscontro, perché hanno centimetri e hanno corsa e qualità. Da un certo punto di vista per noi è anche meglio. Dobbiamo essere di quel livello lì se vogliamo avere ambizioni importanti e quindi anche noi dovremo essere bravi e capaci di andare a migliorare in quelle cose che vanno migliorate, perché tutti hanno cose che vanno migliorate».

Chi può essere più simile a Lobotka?

«Ce ne abbiamo diversi. Demme probabilmente è quello più adatto. L’ho usato poco. Un po’ è stato l’infortunio che ha subito. Un pochettino lo penalizza la forza fisica perché ci vuole anche quella. Però per capacità di far girare palla e per qualità nello stretto con queste continue serpentine, questo continuo svincolarsi degli avversari, è quello più adatto. Parlo di frequenza di palleggio, capacità di trovare soluzioni per uscire dall’angusto, dalla zona affollata e pressata. Però poi ad esempio Ndombelé è un calciatore a cui mancava il ritmo partita… nell’ultima ha fatto vedere altre cose, nuove ed importanti. In questa direzione ci vedo anche la possibilità di giocare come play davanti alla difesa. Tutti l’hanno fatto giocare un po’ più avanti ma secondo me anche Gaetano se avesse la possibilità di fare esperienza potrebbe diventare un grandissimo calciatore in quel ruolo. Tutti dicono che deve stare più avanti perché ha confidenza col gol, ma a me garberebbe vederlo più dietro perché ha grande qualità nel palleggio, struttura e tratto di corsa: lui i trenta quaranta metri li copre facile».

Spalletti parla ancora del Liverpool.

«La squadra aveva l’amaro in bocca nonostante la sconfitta di Anfield fosse ininfluente. Nessuno aveva voglia di festeggiare la bellezza del traguardo raggiunto. Questo significa che sentono di poter arrivare a valere quanto gli avversari che avevano davanti in quel momento lì. La loro amarezza era importante».

Di Lorenzo e Lobotka giocano sempre.

«Giocando tanto, si corre il rischio di essere in qualche partita sotto il livello esibito per tantissime partite, però è chiaro che mentre in alcuni casi hai la certezza che andando a cambiare – o almeno c’è già stata la controprova – mantieni ugualmente una risposta per il ruolo importante per il ruolo che occupi, in altri casi vale la pena di aspettare che sia visibile il momento che devi cambiare. E cambi sapendo che probabilmente uguale sarà la risposta. Meglio non azzardarla prima, però noi abbiamo una rosa completa, forte. Mi dispiace – come si è detto di Demme, ad esempio, o di Zanoli al posto di Di Lorenzo, perché sono quelli che ho cambiato di meno – per quelle che sono le situazioni che stiamo vivendo per loro. La squadra va bene magari, certi giocatori sono sempre al top e finché non c’è bisogno è meglio lasciarlo così. In alcuni ruoli è giusto fare anche così».

Benitez.

«Un grandissimo. Persona bella, solare, schietta. Ha conoscenze da vendere, è sempre un piacere parlare con uno come lui. Dentro Castel Volturno quando si parla di lui tutti hanno un ricordo splendido. Questo significa che lui sa comportarsi con le persone che lo circondano, che fanno un lavoro più comune rispetto a quello tanto pubblicizzato in televisione come quello dell’allenatore. È sintomo di persona seria, per bene, con grandi valori».

Qual è il calciatore che Spalletti ha fatto crescere di più.

«Bisogna stare attenti a non peggiorarli. A dire certe cose i calciatori si peggiorano. È una valutazione che non faccio. Non vado a pensare chi mi ha dato di più o di meno. Prima di tutto per raccogliere il massimo bisogna farli giocare. E poi bisogna pensare a far funzionare il collettivo: è questa mentalità rivolta al gruppo che dà la forza alla squadra, al gioco d’insieme». 

Domani per la prima volta il Napoli gioca dopo una sconfitta.

«Non c’è niente di particolare da dire. Quello che dobbiamo fare è analizzare in maniera seria quello che è accaduto. Bisogna essere credibili quando si dicono delle cose ai calciatori. Io ho imparato a isolarmi dalle vittorie, non dalle sconfitte. Ancora ce l’ho un pochettino addosso. Se l’idea però è la stessa dei calciatori, che erano dispiaciuti, serve ad avere più reazione nella prossima partita. È una cosa che va bene».

Tutto esaurito Empoli-Udinese. La squadra di Spalletti ha ritrovato afflato con la gente. Kvaratskhelia e Osimhen hanno riacceso l’entusiasmo, in cosa devono migliorare?

«Come si gestisce? Si gestisce da sola. A noi quest’entusiasmo serve. Eravamo alla ricerca di questa presenza visiva da quando sono arrivato qui. A parte i munacielli… perché quelli poi ci seguono sempre anche in trasferta, anche ad Anfield ogni tifoso avversario aveva ‘nu munaciello vicino che tifava Napoli. Vederli anche è bellissimo per noi. È importantissimo. È il vantaggio di essere calciatori o allenatori del Napoli: si possono fare cose che vanno oltre – come diceva Maradona – il talento. Un affetto così smisurato determina anche le scelte che si fanno dentro le partite. Osimhen e Kvara sanno benissimo che avendo più qualità sono quelli che possono dare ancora più felicità alle persone. Sono sicuro che troveranno soluzioni per andare sempre più in là».

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