Il problema non sono i fischi di Dimaro, è il Napoli che si nasconde (tranne Spalletti)
L'attendismo del Napoli offre l'immagine di una società che non sa che pesci pigliare, appesa a Dybala. I (tanti) tifosi ragionevoli vengono ignorati

Nascondersi non serve a niente. Anzi. Peggiora le cose. Nascondersi serve solo a rafforzare la contestazione. Chi si nasconde, sa di essere in difetto. In questi giorni il Calcio Napoli sta compiendo uno dei suoi capolavori di autolesionismo. Si sta lasciando massacrare senza opporre la minima resistenza. Fino al triste spettacolo di ieri sera col solo Spalletti sul palco a fronteggiare qualche contestatore convinto che il Napoli stia smantellando.
Torniamo sempre al teorema Arrivabene. La Juve ha spiegato chiaro e tondo che Dybala non lo voleva più. Ultima giornata di campionato: saluti, giri di campo, lacrime. Addio. Dybala è ancora disoccupato. Come lo è Mertens. Con la differenza che De Laurentiis non ha detto nulla, è andato persino a casa di Dries a omaggiare il neonato e farsi fotografare con lui. De Laurentiis non ha quasi mai un piano preciso, un progetto. È sempre l’opportunismo la sua stella polare. Ma non funziona così.
Bisogna scegliere. Se si sceglie, si spiega senza difficoltà. L’addio di Mertens, quello di Ospina, di Insigne, dello stesso Koulibaly che è giustamente stato venduto in un’operazione in cui tutti hanno guadagnato. Lo ripeteremo fino alla noia: un rinnovamento che De Laurentiis ha portato a termine con almeno tre anni di ritardo. Ritardo che è costato carissimo al Napoli. Proprio per questo pensavamo che il Napoli sarebbe arrivato all’appuntamento preparatissimo sia dal punto di vista della strategia che della comunicazione.
L’attendismo del Napoli, invece, offre l’immagine di una società che non sa che pesci pigliare. Poi la contestazione ci sarebbe ugualmente, i motivi dell’odio (sì odio) nei confronti di De Laurentiis sono antropologici non calcistici. Del resto hanno contestato il terzo posto dopo essere stati in lotta per lo scudetto, figuriamoci dopo le partenze di Mertens e Koulibaly. A Roma hanno fatto 36mila abbonamenti con una squadra arrivata sesta.
Ma a Napoli c’è anche una buona fetta della tifoseria che ragiona, che è capace di comprendere. È a loro che il club dovrebbe rivolgersi. Invece li ignora sistematicamente. Niente abbonamenti. Nessuna illustrazione dei piani della società. Anche ieri sera a Dimaro la stragrande maggioranza era lì per una serata di festa. È verso questi tifosi che il Napoli è colpevolmente inadempiente.
Pure questa rincorsa a Dybala francamente sta assumendo dei tratti imbarazzanti. Noi siamo di parte, a noi Dybala non fa impazzire. Non lo riteniamo in linea con quella che dovrebbe essere la politica del Napoli che è quella dei Kvaratskhelia (grande acquisto). Ma è impensabile che il Napoli sia arrivato al sospirato rinnovamento (procrastinato da almeno tre anni) senza un cronoprogramma da scandire ad alta voce.
Il problema non è la contestazione, né i deliri degli A16 (“De Laurentiis vattene a Bari”) supportati da tifosi illustri e convinti che i fondi porterebbero il Napoli ai vertici del calcio mondiale. Il problema è l’assenza del Napoli. Che ha una squadra forte e si comporta come se davvero stesse smantellando. Come se davvero ritenesse che ci siamo indeboliti senza Insigne e Mertens. Il problema è il comportamento del Napoli. Non altro. Di fronte a una società sicura di sé, la contestazione incontrerebbe difficoltà, non troverebbe terreno fertile. Non ci vuole uno scienziato per comprenderlo.