Il Giornale: i giornalisti stanno troppo zitti di fronte all’informazione di plastica elargita dai club 

Le società trattano i cronisti con fastidio. L'informazione è a uso e consumo dei media societari, le domande in conferenza limitate. I giornalisti si ribellino 

Spalletti

“C’era una volta l’epoca in cui i giornalisti riuscivano a parlare, intervistare, confrontarsi facilmente con calciatori e dirigenti del pallone”.

Lo scrive Riccardo Signori su Il Giornale. Oggi non è più così. La colpa non è solo dei social, ma dell’atteggiamento dei club verso i cronisti e anche degli stessi cronisti.

“Oggi tutto questo non c’è più. Direte: colpa dei social. Ma non solo. I club, specie in serie A, trattano i cronisti con fastidio (anche prima ma con più classe), evitano appena possibile le conferenze, centellinano interviste, salvo non siano quelle a pagamento pretese dalle televisioni. Alla stampa vien presentato un mondo di plastica: chiacchiere a solo uso e consumo dei media societari, presenze contingentate, domande limitate. Si aprono i ritiri e si richiudono le porte. Troppi divieti. E i giornalisti stanno un po’ troppo zitti. Le interviste “plastificate”, davanti ad un microfono e con minima interlocuzione, sono regola: prendere o lasciare. Nel Pre Covid c’era più attenzione alla convivenza. I club si sono approfittati della pandemia per tramutare l’emergenza in regola. L’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) ha denunciato il trend, visti certi atteggiamenti di inizio stagione degli uffici stampa. Gli stadi sono tornati alla normalità, tranne che per il lavoro della stampa. O, perlomeno, benvenuto solo chi paga. Diceva un direttore del Giornale che i giornalisti hanno la forza della penna e delle immagini: colpa nostra se non sappiamo usarla. D’accordo: non siamo dei Tex Willer, ma smettiamola di riciclare la plastica”.

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