Al Messaggero: «Maradona giocava con un uomo addosso per 90 minuti. Avevamo fisici da atleti dei 1500, eravamo più resistenti. Oggi sono tutti centometristi»
Domani sono 40 anni dalla semifinale tra Polonia e Italia del Mondiale 1982. Il Messaggero intervista Zibì Boniek, che quella sera era in tribuna.
«Ero squalificato, ci soffro ancora. Ma forse per gli azzurri è stato meglio così. Chi lo sa. Magari l’Italia avrebbe vinto comunque, e tra l’altro ha meritato. Ma era come se agli azzurri avessero tolto Rossi».
Era il Mondiale di Boniek, Platini, Maradona.
«Era un altro calcio, un’altra atmosfera. Ora non è più così. Erano campioni veri. Oggi un buon giocatore lo trasformi in campione in qualche anno».
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«All’epoca si poteva andare in giro dopo le partite anche per prendere una birra, c’era più contatto con la gente. Oggi è tutto frenetico, non ti risponde al telefono nemmeno il procuratore di un giocatore».
Perché la Nazionale del 1982 è entrata nel mito, quella del 2006 no?
«Ci vorrebbe un sociologo per rispondere. Oggi è tutto più artificiale. Prima c’era meno ricchezza e più spontaneità, era uno sport più umano. C’era più tempo per goderselo. La formazione dell’Italia ancora la ricordi in un attimo. Oggi le rose sono lunghissime, è tutto più difficile da raggiungere, da comprendere. Sono sicuro se le chiedessi il suo film preferito me ne direbbe uno di tanti anni fa. Lo stesso vale per il calcio. Meglio prima».
In campo è cambiato tutto.
«Sorrido quando si paragona un campione di oggi a Maradona. Diego giocava con un uomo addosso per novanta minuti, i difensori erano tosti. Noi avevamo fisici da atleti dei 1500, eravamo più resistenti. Oggi sono tutti centometristi, si gioca in spazi più stretti».
Gli chiedono se è vero che ha ripudiato i suoi anni juventini.
«Falso. Mai parlato male della Juve, anche a loro chiedo: portatemi un articolo o una registrazione in cui lo faccio. Ho fatto delle critiche, anzi, constatazioni: ho detto che non mi piaceva che la Juve usasse i propri dirigenti per vincere le partite. E lo confermo. Ma Andrea Agnelli si è fatto influenzare da certi balordi, mi hanno negato la stella».