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Berti e la sfida scudetto del 1989: «Marcavo Maradona e lo insultavo: lui mi sputava e io non mi pulivo»

A Inter Tv. «Feci un gol al Napoli deviato da Fusi, poi dopo il gol di Matthaus corsi in giro a fare il gesto dell’ombrello a tutti. Che adrenalina»

Berti e la sfida scudetto del 1989: «Marcavo Maradona e lo insultavo: lui mi sputava e io non mi pulivo»
1988 archivio Storico Image Sport / Inter / Nicola Berti / foto Aic/Image Sport

A Inter TV  hanno messo su un programma in cui le vecchie glorie del club raccontano aneddoti, curiosità, ricordi legati alla militanza in nerazzurro. Si chiama «Careers». Nel corso dell’intervista fatta all’ex centrocampista Nicola Berti, quest’ultimo ha fatto riferimento alle grandi sfide tra l’Inter e il Napoli, in particolare a quella della stagione 88-89, che lo vide protagonista: segnò un gol ai partenopei, deviato da Fusi, e marcò Maradona. L’Inter vinse 2 a 1, poi si laureò campione d’Italia. Segnò anche Careca. Era il 28 maggio 1989, a quattro giornate dalla fine del campionato. Le parole di Berti sono state riportate da Fc Inter News.

«Feci un gol al Napoli che fu deviato da Luca Fusi, poi dopo il gol di Lothar Matthaus corsi in giro a fare il gesto dell’ombrello a tutti, c’era un’adrenalina pazzesca. Gli ultimi dieci minuti andai a marcare Diego Armando Maradona e lo insultavo anche, mi sputava e io non mi pulivo»

Lui era legato anche alla Fiorentina.

«Quell’anno tornai a Firenze da avversario e per la prima volta, visti gli insulti che ricevetti, sentii che mi stavano demolendo, allora Giovanni Trapattoni mi fece uscire. Il Trap mi voleva un bene dell’anima, era il mio secondo padre; ogni tanto mi beccava che rientravo tardi. Quando arrivai i primi mesi dormivo ad Appiano Gentile una notte rientrai alle tre di mattino e lo incrociai di ritorno da una trasferta per visionare un’avversaria. Lui mi disse che Milano era pericolosa, però io dovevo ancora trovare l’appartamento. Non era un sergente, sapeva capire e gestire le persone»

Il derby.

«Un match che ho sempre sentito. Venivo sempre insultato perché in mezzo a quel Milan stellare io ero l’unico che dava fastidio. Tre gol glieli feci anche se uno non me lo diedero, poi mi piaceva perché venivo sempre insultato dai milanisti. Quando li sentivo mentre cantavano contro di me durante le partite di Coppa alzavo il volume e dicevo ai miei amici: ‘Sentite, pensano a me…’. Questa sfida mi ha sempre eccitato, meglio sconfitti che milanisti l’ho creata io dopo un 3-0 subito in Coppa Italia. Ora sono simpatico ai milanisti, ma una volta era pericoloso uscire per Milano, si incontravano personaggi che quando li vedevo dovevo cambiare strada. Milano la vivevo da dio, facevo un po’ di casino ma ci stava, avevo 20 anni… Oggi ti tengono più blindato, ma ci sta; in quegli anni ad Appiano Gentile si stava poco»

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