A La Stampa: «Perché hanno spostato Rocco Schiavone su Rai1? Non è una rete che guardo, non c’entra con quel pubblico. I social hanno portato a un rincoglionimento generale»
Marco Giallini protagonista al Taormina Film Festival. È il protagonista del film di Cappuccio “La mia ombra è tua” con isabella Ferrari. La Stampa lo intervista e lo descrive come “al centro di un culto popolare su cui lui si stesso si interroga”:
«Non so bene perché sia così, forse me lo merito, credo di avere un approccio diverso verso questo lavoro. Fino a 28 anni avevo solo la terza media, poi però mi sono laureato in Lettere, sono un umanista, più che altro sono un umano, faccio un discorso politico pur non facendolo».
Viviamo nella dittatura dei social, lei che ne dice?
«Vedo signore della mia generazione che si voltano, si scattano una foto e poi me la mandano con la scritta “questa sono io”. Ho solo Instagram, mio figlio mi ha detto che dovevo farmi un profilo perché ce ne sono già di falsi, così ora le persone mi scrivono chiedendomi di legarmi a un “brend”, sento parlare di video call, e poi vedo tutti questi influencer, e mi chiedo “ma questi chi influenzano?”. E poi perché non si parla in italiano? Non posso dirlo, sennò mi attaccano “ah ma lei è fascista”. (…) Andare a vedere inutilmente la vita delle persone sui social, ma che senso ha? I social portano a un rincoglionimento generale».
Il suo Rocco Schiavone va in onda su Rai 1, che ne pensa?
«Non saprei perché Rai 1 non la guardo, le cose che trasmettono non mi fanno impazzire, Schiavone è trasgressivo, è piaciuto per quello, i ragazzi lo amano moltissimo, nella storia delle serie italiane è quella più seguita da persone che hanno un titolo di studio superiore alla terza media, non so quanto possa funzionare con il pubblico di Rai1».