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Franchini: «La Capria non è stato mai ideologico, era come uno scrittore inglese»

Conversazione con lo scrittore-editor: «Ha sempre risposto al “common sense” e mai a un partito…. Il suo influsso sulle generazioni più giovani è stato molto forte»

Franchini: «La Capria non è stato mai ideologico, era come uno scrittore inglese»
Scrittore italiano Raffaele La Capria. Italian writer Raffaele La Capria

È passato solo un giorno dalla dipartita dello scrittore e sceneggiatore partenopeo Raffaele La Capria e forse è ora di cominciare con l’analisi della sua opera. Intervistiamo su questi temi lo scrittore partenopeo Antonio Franchini – (1958; fondamentale il suo “L’abusivo, Marsilio Farfalle)” – che è stato di La Capria anche editore quando lavorava in Mondadori.

Che genere di rapporto – se ve n’è stato uno – ha esercitato Raffaele Capria su di te e sulla tua generazione di autori da Napoli?

“L’influsso di La Capria sulle generazioni più giovani è stato molto forte, sia perché la sua visione della letteratura si è dimostrata molto coerente con quella degli scrittori venuti dopo di lui, sia perché, naturalmente, la lunghezza della sua vita lo ha reso l’ultimo testimone di una stagione molto ricca, quella, per capirci, di Pasolini e di Calvino. Molto amato dagli scrittori romani o attivi a Roma (da Albinati a Veronesi a Trevi a Piccolo a Piperno e Colombati), è stato centrale nel definire l’identità di tutti gli scrittori napoletani, soprattutto in quelli che pativano il peso del folclore e dei luoghi comuni sulla città”.

Come editore? Raccontaci qualche aneddoto…

“Si lamentava che non si trovavano i suoi libri, che bisognava andarseli a cercare, soprattutto quelli che uscivano negli Oscar. Era difficile fargli capire che, perché un libro si veda in libreria occorre farne una tiratura alta, troppo più alta di quella che i suoi libri potevano vendere. Diciamo che lui aveva vissuto un altro mondo, un’altra epoca e abituarsi a un mondo cambiato non è facile, per nessuno”.

Si può dire che La Capria è stato l’ultimo scrittore slegato da un’idea politica di Napoli?

“Non so se adesso gli scrittori di Napoli siano legati a un’idea politica di Napoli, non credo. Nella sua generazione La Capria è stato sicuramente il più impolitico, impolitico in senso manniano, naturalmente. La visione politica di La Capria non è mai stata ideologica. Da questo punto di vista lui era come uno scrittore inglese. Ha sempre risposto al “common sense” e mai a un partito…”.

Ma Mondadori che ha ancora i diritti dell’opera lacapriana ha già in calendario qualche inedito post mortem che dobbiamo aspettarci? Lo chiediamo a Francesco Napoli che ha sempre curato i libri del Nostro.

“Posso indicarvi per ora che a settembre, già previsto per i suoi 100 anni, uscirà un suo epistolario “Lettere 1951-2022” dove Raffaele La Capria, una delle voci più influenti dell’Italia del Novecento, rende omaggio alla letteratura – compagna di vita, unica àncora di salvezza in un’epoca “senza maestri” – e ai tanti amici, alcuni ormai salpati per un impalpabile altrove, attraverso più di settant’anni di lettere, scritte e ricevute. Da Claudio Magris a Sandro Veronesi, da Emanuele Trevi a Silvio Perrella, passando per Pier Paolo Pasolini, Inge Feltrinelli, Roberto Bobbio, Edoardo Albinati, Pietro Citati e tanti altri, Lettere 1951-2022 raccoglie alcuni degli scambi epistolari più significativi dell’esistenza di La Capria, ma anche lettere aperte e ricordi. Ne nasce un racconto lieve ed arguto, uno strumento per riflettere sullo scorrere del tempo, sull’amicizia e sul suo valore, attingendo a quel punto di vista plurimo e al linguaggio ironico che sempre hanno caratterizzato la scrittura dell’autore di Ferito a morte, ma anche un’occasione per spiegarsi all’altro, senza però rinunciare a capire sé stessi. Un percorso a ritroso tra i ricordi, per riscoprire la vita che è stata, provando anche a immaginare ciò che sarebbe potuto essere”.

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