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Che cosa c’entra il Napoli con la Champions?

La finale di Champions è stato un assaggio di Superlega, calcio da marziani. Come l’Nba. Noi siamo ancora al medioevo

Che cosa c’entra il Napoli con la Champions?
Napoli 18/04/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Roma / foto Image Sport nella foto: delusione Napoli

Cosa c’entra il Napoli con la Champions League? Ce lo domandiamo da un paio di mesi. Da quando abbiamo ammirato la cavalcata di Real Madrid e Liverpool verso la finale di Parigi. Ma più in generale cosa c’entrano anche le altre italiane?

Il massimo della prospettiva per la gozzetto azzurro saranno 4 gare interne l’anno venturo. Occasione per mettere il cappotto buono, un paio di gocce di profumo, e andare in mezzo al mare a veder passare il Rex. Ed invece di poterci provare con la Gradisca, ci si accontenterà di una ventina di minuti di “bel giuoco”. Partite che saranno vissute come un riscatto sociale. Per manifesta incapacità di fare altro.

Sabato i sentimenti di stupore e disillusione al contempo, si sono fatti largo dopo aver sfiorato il dejavu dell’aprile 1989, sempre con i Reds per lo mezzo. Superata per fortuna la fase critica, c’è stato spazio solo per l’abbacinante bellezza della finale. Non certo per il risultato (ehm.. ehm.. ¡Hala Madrid!), ma per aver visto qualcosa che è possibile solo in Champions e con squadre di alto livello. Abbiamo avuto un assaggio di ciò che sarà la superlega. Non sappiamo quando ci sarà, ma prima o poi i più ricchi del pianeta faranno diventare il calcio un affare per pochi. Con buona pace del popolo. Mondiali e Champions avranno sempre più le fattezze inarrivabili delle leghe USA. Saranno degli happening festosi, nei quali ci saranno spettatori e non tifosi. Sarà un’evoluzione. Non un’esclusione.

La Champions, soprattutto nella parte ad eliminazione diretta, per competitività, per intensità, per grandi giocatori, è sempre più simile alle grandi manifestazioni dello sport USA. Non abbiamo dimestichezza con il baseball e le sue World Series, ma le potenzialità della finale di Champions ci sembrano quelle del Superbowl, con la differenza che il calcio ha una popolarità planetaria. Molto più ampia rispetto al Superbowl a stelle e strisce. Stesso dicasi per ottavi, quarti e semifinali intensi come le finali di Conference della NBA. A furia di notare l’enorme divario che si andrà a creare anche in campionato, le squadre inglesi più forti potrebbero iniziare a pensare al “merge” con la Superlega. Ma al momento i padri della civiltà occidentale sono ancorati come cozze alle bianche scogliere di Dover..

Superfluo sottolineare che il Napoli sarà fuori da qualsiasi tipologia di lega chiusa. Troppo scarna la propria storia, risibile il retaggio europeo. Inesistenti le capacità di attrazione, che non siano pizza, Nennella e neomelodici. Insomma una realtà che a differenza di tante altre, anziché muovere passi verso l’evoluzione di se stessa, rimane pervicacemente ancorata ad una visione oleografica, che mai ha voluto realmente abbandonare, perché unica moneta che questa città riesce a scambiare. Assolutamente incapace di aprirsi al mondo, che non vuol dire imporre la propria cultura su un’altra, bensì accoglierla e fondersi con essa, convivendoci quotidianamente. Prima di arrivare alla superlega la strada da fare è tanta.

Il medioevo è ancora qui.

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