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Allan: «L’ammutinamento fu una scelta di gruppo. Eravamo tutti con Ancelotti, il silenzio stampa non aiutò»

Al CorSport: «Passai, con Insigne, per uno dei capi. Come potevo, se pochi mesi dopo Carlo mi volle all’Everton? Sono una persona seria, la mia immagine fu macchiata».

Allan: «L’ammutinamento fu una scelta di gruppo. Eravamo tutti con Ancelotti, il silenzio stampa non aiutò»
Ag Napoli 25/07/2020 - campionato di calcio serie A / Napoli-Sassuolo / foto Alessandro Garofalo/Image Sport nella foto: esultanza gol Allan

Il Corriere dello Sport, con Antonio Giordano, intervista Allan, ex centrocampista del Napoli oggi all’Everton, reduce dalla salvezza in Premier League. Parla della sua stagione, di quanto si trovi bene nel club inglese, ma soprattutto di Napoli e del Napoli. Racconta di tornare spesso in città, nelle soste del campionato. Tra i temi toccati, quello dello scudetto perso in albergo.

«Un dolore che ricompare ogni volta che ci penso. Giocavamo un calcio raffinato come nessun’altra squadra sapeva fare. In genere, nel calcio, viene ricordato chi vince; invece, fateci caso, se si cerca un riferimento tecnico del recente passato, spesso si cita quel Napoli. Una sintonia unica, la squadra più bella».

E allora che successe?

«Accadde alla vigilia, davanti alla tv, nel momento in cui ci rendemmo conto che era finita, perché la Juventus, che vinse in casa dell’Inter, a quel punto aveva un calendario agevolissimo. Capimmo, in quella serata, quanto sia difficile vincere il campionato in Italia. E fu sotto gli occhi di tutti. Noi ci trovammo senza energia, eravamo distrutti, quel risultato divenne per noi frustrazione».

C’è spazio anche per l’ammutinamento.

«Vicenda triste, sulla quale sono state riportate inesattezze. Ma io non vorrei adesso stare qui a parlare. E comunque la verità non si è mai saputa. Intanto, sgombero il campo da una falsità: che i calciatori fossero contro Ancelotti».

Al tempo, si disse che proprio Allan fu uno dei promotori dell’ammutinamento.

«Ruolo che mi venne incollato addosso e ho dovuto condividere con un paio di miei compagni, con Lorenzo, ad esempio. Mentre invece quella fu una scelta di gruppo e il Napoli sapeva che ritenevamo ingiusto andare in ritiro».

Continua:

«Passai, con Insigne, come uno dei capi. Io che ero infortunato e che non potevo non essere lì, che non giocai quella volta, scoprii di essere ritenuto un ideologo della sommossa. C’è chi aggiunse che ce l’avevo con Carlo, la persona più speciale che abbia incontrato e che mesi dopo mi avrebbe voluto con lui all’Everton. Ci furono malintesi che si sarebbero potuti chiarire, ma venne imposto il silenzio stampa e quindi fu impossibile parlarne».

Cosa avreste detto, se ve lo avessero permesso?

«Che noi eravamo tutti con Carlo. Punto».

L’ammutinamento fu uno dei motivi del suo addio al Napoli.

«Volevo andar via, volevo sorridere, la mia immagine era uscita macchiata mentre io sono una persona seria».

E così fu Everton. Ma Allan volle provare a chiudere pacificamente col Napoli.

«Scrissi un messaggio a De Laurentiis, per ringraziarlo dell’opportunità che mi aveva dato e per cinque anni di vivere a Napoli, di far parte di un pezzo della storia del club. Non portavo rancore per ciò che era successo, si stava chiudendo un ciclo e una relazione. Peccato non abbia mai ricevuto risposta».

Napoli non ha mai smesso di amarlo.

«L’amore di Napoli è il mio trofeo e io lo colgo per strada o nei rapporti che ho conservato. Quel quinquennio è stato strepitoso, squadra indimenticabile. Penso a Reina, ad Albiol, che alla sua età è ancora arrivato in semifinale Champions; penso a Lorenzo, al quale auguro tutto il bene del mondo in Canada: penso a tutti e sogno che l’anno prossimo il Napoli vinca lo scudetto».

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