Il Foglio contro la contemporaneità delle partite: basta col calcio radiolina, viva lo spezzatino
«In Italia si parla di falsi problemi. In Premier non esiste più nemmeno il concetto di giornata di campionato, la classifica è sfalsatissima ma nessuno si lamenta»

Sandro Ciotti ed Enrico Ameri storiche voci di Tutto il calcio minuto per minuto
L’Italia del calcio ha una genetica avversione per tutto quel che è nuovo, che ha una parvenza di contemporaneità. L’ultima trovata è la richiesta di contemporaneità delle partite. Manca solo che vengano giocate tutte alle 14.30, magari solo con radiocronache, e il gioco è fatto.
Oggi il Foglio ospita un condivisibile articolo di Giuseppe Pastore sul tema.
Per il Foglio, giustamente, ci sarebbe un torto economico, ai danni di Dazn che non potrebbe valorizzare adeguatamente i singoli eventi. Si parla di “senso dello spettacolo”, ma il Foglio si chiede se non sia meglio godersi per intero (ad esempio) sia Lazio-Milan che Inter-Roma. Si parla di “armi pari”, ma non s’è mai capito chi sia più o meno favorito nel giocare prima o dopo. Insomma, per il Foglio si tratta di argomenti nebulosi, di trappole di nostalgia del calcio “da radiolina”. Emozionante, per carità, ma superato.
Del resto in Premier League, il torneo più spettacolare al mondo, non esiste più nemmeno il concetto di giornata di campionato. La classifica è sfalsatissima (il Leicester è indietro di tre partite!) e nessuno se ne lamenta; questo week-end la Premier proseguirà mentre le prime tre saranno impegnate a Wembley nelle semifinali di FA Cup, e i match saltati saranno recuperati più avanti. Le due arci-rivali Liverpool e Manchester City procederanno a orari differenti almeno fino alla terzultima giornata. Lo stesso vale da anni anche per Liga e Bundesliga.
Come abbiamo scritto anche sul Napolista, si discute di falsi problemi e non della mediocrità del nostro calcio. Mediocrità fotografata dalla lotta scudetto ma anche dalla lotta salvezza, secondo il Foglio.
C’è una squadra – l’Empoli – che nel girone di ritorno non ha vinto neanche una partita ma conserva comunque dodici punti di vantaggio sul terzultimo posto, perché le ultime vanno talmente piano da pensare che da un momento all’altro possano passare alla retromarcia.