L’editoriale sulla Gazzetta. «Anche quando non gioca viene cercato dalle telecamere, citato nelle interviste. Da calciatore o da dirigente, uno così è sempre meglio averlo in squadra»
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Cosa significa Ibrahimovic per il Milan? L’abbiamo detto e scritto tante volte, anche in rapporto alla scelta del Napoli che decise di non puntarci, di rinunciare all’accordo con lo svedese ed esonerare Ancelotti. Oggi sulla Gazzetta dello Sport c’è un ritratto di Vocalelli, un editoriale che si sofferma proprio sui significanti che una figura come Zlatan ha per il Milan.
Per qualcuno fu una semplice operazione di marketing ma non c’è niente di più sbagliato.
…perché Maldini in quel momento sapeva cosa avrebbe potuto chiedere a Zlatan e Zlatan sapeva cosa avrebbe potuto chiedere al Milan. Due strade destinate a incrociarsi, in nome di un unico obiettivo: l’Ambizione. Sì, l’ambizione di un ambiente, abituato a pensare in grande. E l’ambizione di un calciatore, abituato a fare le cose in grande. Da quel giorno, Ibrahimovic ha rappresentato per la società, per Pioli, per la squadra, per i tifosi, soprattutto un’Idea. Di fare, ogni giorno, qualcosa di più. Non è un caso che il Milan abbia continuato a crescere, conquistando prima l’Europa League, per poi stabilirsi nelle zone altissime della classifica. Secondo posto lo scorso anno con quindici gol del suo trascinatore – e ora un primato da difendere a otto giornate dalla fine.
Fa la differenza anche fuori dal campo.
Ed è incredibile, se ci pensate, che Ibra sia rimasto un punto di riferimento – per tutti anche durante questa lunga assenza. Non c’è intervista dai giovani ai calciatori più esperti, come Giroud – che non si faccia riferimento al Campione. Non c’è una gara in cui le telecamere non vadano – distogliendo addirittura lo sguardo dal campo – a cercare le sue espressioni: lui che mastica amaro, lui che si alza per applaudire, lui che suona la carica. Perché il carattere è qualcosa che si trasmette a distanza, addirittura con uno sguardo.
Un futuro da dirigente?
Per tutto questo – rinnovo o no non ha alcun motivo di avere paura. Da calciatore o – perché no? – da dirigente, uno così è sempre meglio averlo in squadra.