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Ilary Blasi: «Di pallone non ho mai capito nulla. Andare allo stadio è stato un lavoro, non mi interessava»

A Il Fatto: «Non capisco perché Francesco, che è tanto amato, ogni tanto venga dipinto come un fedifrago. Rimpianti? Forse la scuola. Mi sento un po’ ignorante».

Ilary Blasi: «Di pallone non ho mai capito nulla. Andare allo stadio è stato un lavoro, non mi interessava»
As Roma 28/05/2017 - campionato di calcio serie A / Roma-Genoa / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Francesco Totti-Ilary Blasi

Il Fatto intervista Ilary Blasi, moglie di Francesco Totti. La sua famiglia è sempre sotto i riflettori, vivisezionata.

«Me ne sto accorgendo ora: ogni cosa che dico, accade, non accade, diventa notizia. Le strade sono due: o non hanno un cazzo da scrivere, o sono strana io, cado in situazioni particolari e non me ne rendo conto».

Per anni, racconta, di lei hanno detto che senza il matrimonio con Totti non sarebbe stata nessuno.

«Dicono tutti che il mio valore aggiunto è Francesco Totti. Per anni il refrain è stato: se non fosse stata la moglie di Totti, non avrebbe combinato nulla».

Avrà aiutato?

«Nel gossip, a far parlare di me e avere gli occhi puntati addosso: all’epoca non c’erano ancora i social, e il cliché calciatore-ballerina era il più banale».

Lei e il marito sono sempre stati inseguiti dai paparazzi.

«Dopo i Mondiali del 2006 siamo partiti per la Polinesia: eravamo tranquilli, in un’isola semi-privata, in una stanza costruita sull’acqua, con il nulla davanti. E una mattina abbiamo visto una barchetta con un tizio armato di obiettivo. E noi: “Noooo, ma chi è ’sto matto?”».

Si fidanzò con Totti un anno dopo essere entrata a Passaparola.

«Lì il mio destino appariva segnato. Sarebbero stati normali un calendario e una trasmissione di calcio. Peccato che di pallone non ho mai capito nulla; andare allo stadio è stata una fatica, un lavoro. Non guardavo nulla, non mi interessava e ho preso una quantità di freddo che è ancora nelle mie ossa. Scelsi di andare da Fazio a Che tempo che fa: era una sorta di pulizia dell’immagine».

Racconta che le chiedono sempre del marito.

«Saluta il capitano, saluta tuo marito, ce l’hai una maglietta? Chiariamo: sono finite! Ha smesso da cinque anni, adesso, al massimo, posso regalare le mutande».

Nuda come la Ranieri per Sorrentino, accetterebbe?

«Sì, perché? Magari non inizierei col nudo integrale, piano piano».

Lei è una artista?

«Secondo me, no. E secondo altri nemmeno».

A cosa ha rinunciato?

«Ho una famiglia, ho mantenuto i vecchi amici, ho lavorato. Non mi sono persa nulla; forse la scuola a causa dei fotoromanzi: gli scatti erano a scopo di lucro, con i soldi mi toglievo gli sfizi. Mi sento un po’ ignorante. A volte penso all’università».

Recentemente si è parlato di separazione. Che è successo dopo?

«Ho cercato di capire il perché stava accadendo. In quei giorni ho ricevuto affetto, persone dispiaciute; in Italia, in particolare a Roma, amano Francesco: è il capitano, brava persona, ha dei valori. Mi domando perché questo ragazzo così amato, ogni tanto viene dipinto come fedifrago, fijo de ’na mignotta, traditore».

Le chiedono: promette al Fatto che non siete in crisi e state insieme?

«Sono cresciuta con una massima: di certo c’è solo la morte, per il resto non si può mai sapere».

Le corna si dicono o si tacciono?

«Dipende dal finale che si vuole dare a una storia».

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