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Valentina Giacinti: «Da piccola staccavo la testa alle bambole che mi regalavano e ci giocavo a calcio»

Intervista a La Repubblica: «Al Milan mi hanno messa in panchina perché ho saltato un allenamento. La Fiorentina mi ha salvata come giocatrice e come persona».

Valentina Giacinti: «Da piccola staccavo la testa alle bambole che mi regalavano e ci giocavo a calcio»

Su La Repubblica un’intervista a Valentina Giacinti, attaccante della Fiorentina (in prestito dal Milan) e della Nazionale italiana. Racconta il motivo del passaggio in viola.

«A inizio stagione ho scoperto di non essere più il capitano del Milan. Ho iniziato a fare panchina. Qualcosa non andava, ho parlato con Maldini e Massara e hanno capito».

Spiega meglio:

«Mi sono ritrovata in panchina perché ho saltato un allenamento, mi hanno detto. È nato tutto così. A giugno tornerò, Maldini mi ha detto che vuole rivedermi e insieme prenderemo la decisione migliore».

La Fiorentina, dice, è stata una salvezza.

«La Fiorentina mi ha salvata come giocatrice e come persona».

Parla dei social.

«Nel calcio femminile ancora non siamo abituate a gestire la popolarità. Tante ragazze come me psicologicamente sono deboli. Ci sono tante persone che scrivono dietro a una tastiera e non sanno quanto feriscano. Voglio parlarne con Vlahovic, chiedergli come lui affronta questo, vedo che ogni tanto sparisce da Instagram. Vorrei sapere come si sente quando sbaglia qualcosa. Ho letto i commenti di quando Dusan doveva andare via da Firenze, la scorsa estate: se succede a me, tolgo i social. Potrei rispondere male. Anche quando sbaglio un gol, perdo lucidità: penso a un mental coach che possa aiutarmi».

Racconta come ha iniziato a giocare:

«A ogni compleanno mia nonna mi regalava delle bambole. Io ero sempre triste, ci rimanevo male: staccavo la testa a quelle bambole e ci giocavo a calcio. I miei genitori hanno capito e mi hanno sempre supportata».

Il calcio femminile è pronto per il professionismo?

«Sì. Ma dobbiamo anche fare un salto a livello mentale: non ci possiamo accontentare mai. Io mi allenavo la sera su campi ghiacciati, tornavo a casa con due pantaloncini e due magliette, dovevo farmi la lavatrice e se pioveva era un disastro. Adesso le calciatrici hanno tutto già pronto: non tutte lo sanno quanto abbiamo lottato per averlo».

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