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Lapo Elkann: «Vivo in Portogallo da perfetto sconosciuto. Un baby killer della camorra cambiò la mia vita»

Al Giornale: «Al carcere di Nisida. Mi disse che fuori di lì avrebbe avuto sei mesi di vita. Vomitai. In Portogallo mia moglie è più famosa di me. Non sono addentro alle cose juventine. Mi sono convertito all’ebraismo»

Lapo Elkann: «Vivo in Portogallo da perfetto sconosciuto. Un baby killer della camorra cambiò la mia vita»
Db Milano 07/11/2017 - Garage Italia inaugurazione / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Lapo Elkann

Lapo Elkann. In un’intervista a Il Giornale racconta la sua nuova vita. In Portogallo da perfetto sconosciuto. È sposato con Joana Lemos, ex pilota di rally. Si sono sposati il 7 ottobre scorso, nel giorno in cui lui compiva 44 anni. Si è convertito all’ebraismo.

«Il lockdown l’ho trascorso quasi tutto in Portogallo», dice. «Viviamo tra l’Estoril, dove c’è il circuito automobilistico, a pochi chilometri da Lisbona, e l’Algarve, nel sud del Paese. Per noi è più facile avere una vita normale là, piuttosto che in Italia, anche per questo non le voglio infliggere un trasferimento. Tra l’altro in Italia mia moglie è la signora Elkann, ma in Portogallo io sono il signor Lemos. È più famosa lei di me, io sono semplicemente il marito».

Spiega la sua intensa attività di solidarietà, la fondazione per bambini nata nel 2016. La solidarietà è l’attività di Lapo Elkann. E racconta un episodio:

«La verità è che l’esperienza più forte l’ho avuta durante una visita al carcere di Nisida, a Napoli. Lì ho incontrato un ragazzo killer della camorra che mi ha raccontato la sua storia. Gli ho chiesto: se ti aiutassi a cambiare vita, ci staresti? Proveresti a uscirne? E lui mi ha dato una risposta che mi ha gelato: guarda che se io esco fuori la mia “spettanza“ di vita è al massimo di sei mesi. Mi ricordo che rimasi così turbato che uscito dal carcere vomitai. E allora ho pensato che si può andare in Africa a fare del bene, ma si può anche iniziare da casa nostra. E i primi progetti che ho curato riguardavano Napoli e la Campania. Saranno almeno il 30% del totale di quelli che abbiamo avviato. Ora voglio allargare la presenza in altre Regioni».

«Sono torinese come mio nonno Gianni. Ma anche napoletano: mia nonna materna, una Caracciolo, me l’ha insegnato e non l’ho dimenticato.

«Non sono particolarmente addentro nelle cose juventine. Non conosco le problematiche interne e non ci voglio entrare. Sono coinvolto emotivamente come tifoso. E da tifoso dico che se lo scudetto non lo vince la Juve mi piacerebbe lo vincesse il Napoli. Ma tutto lascia pensare che se lo contenderanno Milan e Inter e l’Inter è più forte».

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