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Carapaz: «A 12 anni mi alzavo alle 5 per mungere le mucche, così mi sono formato»

La Gazzetta intervista il vincitore del Giro d’Italia 2019: «Poi tornavo a casa e andavo a scuola. Al rientro nutrivo gli animali, poi mi allenavo»

Carapaz: «A 12 anni mi alzavo alle 5 per mungere le mucche, così mi sono formato»

La Gazzetta dello Sport intervista Richard Carapaz. Re del Giro d’Italia 2019, oro olimpico in Giappone l’estate scorsa, è arrivato anche secondo alla Vuelta 2020 e terzo al Tour 2021 che aveva vinto un po’ a sorpresa.

In un documentario realizzato dalla sua squadra, Ineos-Grenadiers, racconta la sua infanzia.

«Quando avevo 12-13 anni, mi svegliavo alle 5 per andare a mungere le sette mucche di famiglia. Una a una. Ci voleva circa un’ora e un quarto, poi tornavo a casa e andavo a scuola. Al rientro, normalmente mi occupavo di dar da mangiare ai maiali e alle galline. Poi andavo ad allenarmi. Al ritorno, nutrivo gli animali un’altra volta. Così mi sono formato».

Il Carapaz in bici è lo stesso della vita quotidiana?

«Quando sono in sella viene fuori il guerriero che è in me. Sono sempre stato conosciuto per questo, e ho cercato di mantenere l’essenza. Alle mie spalle, ho 5 stagioni intere da professionista. Non tantissime. Eppure ho già raggiunto ottimi risultati».

Racconta il suo ricordo più bello della vittoria al Giro 2019.

«Sarà sempre una pietra miliare della carriera, e per tutto il mio continente. Nella mente ho l’ingresso all’Arena in rosa, ovvio. E poi ho battuto due campioni del calibro di Vincenzo Nibali e Primoz Roglic. Quanto al nuovo percorso, posso dire che mi sembra davvero duro. Bello. Il Giro si adatta particolarmente al mio modo di correre, che non è solo potenza ma pure intelligenza».

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