Rappresenta quella generazione attorno ai quarant’anni che, pur avendo tutte le competenze e le capacità per decodificare la realtà, sceglie un profilo basso di vita e di convinzioni
Per metterci alla pari degli altri, ma in realtà per stare sul pezzo delle chiacchiere tra amici sui social. Abbiamo visto la serie “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare e ci è piaciuta per le ragioni che esporremo.
Michele Rech, questo è in verità il nome del 38enne – festeggia il 12 dicembre prossimo – fumettista romano che vive a Rebibbia-Ponte Mammolo, nelle sei puntate che sono visibili su Netflix dal 17 novembre ultimo scorso, parla con le sue strisce animate della sua vita sociopatica dalle elementari a quando con gli amici prende un treno per andare ad un appuntamento, utilizzando lo strumento del rewind cronologico e la colonna sonora di Giancane con concessioni alla musica anni ‘80.
Zerocalcare ha il suo piccolo mondo che l’ha sempre protetto: Sarah, la sua migliore amica che gli presenta l’altra amica Alice, di cui s’innamora, ma senza accolli: entrambe vogliono fare le professoresse; e dall’altro amico Secco, un personaggio perso nel suo io autoreferenzialmente vuoto che mangia gelati e che si affida per il sostentamento vitale al poker online. I dubbi, i complessi, le ritrosie, i sensi di colpa di Zc sono evidenziati dalla sua coscienza che ha la forma dell’Armadillo e la voce del grande Valerio Mastandrea. Tutti gli altri personaggi sono doppiati dallo stesso Zc: solo nell’episodio sesto hanno voci di doppiatori autonomi.
Il fumettista romano attraversa tutto il cursus honorum – medie, superiori, ripetizioni, cambi gomme, spedizioni dei curricula, – fino a trovare il lavoro che lo ha reso celebre anche con comparsate televisive nella babele digitale di “Propaganda Live”. La lotta è contro il capitalismo che “ci rende frenetici e che poi ci dà la cocaina per reggere il tutto”, ma il Nostro non riesce – quando finalmente ha una casa propria frutto del suo lavoro artistico – neanche ad averne completo dominio. In realtà Zc già dalla scelta del suo nickname rappresenta tutta quella generazione attorno ai quarant’anni che, pur avendo tutte le competenze e le capacità per decodificare la realtà, sceglie un profilo basso di vita e di convinzioni “strappando lungo i bordi” del planning vitale senza avere il coraggio per guardare il quadro che sta attraversando. È proprio vero che pur nascendoci, “non si esce vivi dagli anni 80”.
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