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Tinto Brass: «L’eros spaventa il potere, perché è fantasia e quella non la puoi arginare. È sovversivo»

Al CorSera: «Un’emorragia cerebrale mi tolse memoria e parola. Mi salvò mia moglie: la sera si spogliava davanti a me. La guardavo, mi eccitavo e così ho ritrovato la voglia di vivere»

Tinto Brass: «L’eros spaventa il potere, perché è fantasia e quella non la puoi arginare. È sovversivo»
archivio Image / Spettacolo / Tinto Brass-Caterina Valsi / foto Insidefoto/Image

Sul Corriere della Sera una bellissima intervista a Tinto Brass. Ha 88 anni.

«Lo sa come mi diverto oggi? Cerco i canali tv che di notte passano i miei lavori e mi incazzo ogni volta che vedo una scena massacrata».

Dal 2017 è sposato con Caterina Varzi, ne parla.

«Undici anni fa un’emorragia cerebrale mi tolse memoria e parola. Mi ha salvato Caterina: la sera si spogliava davanti a me. La guardavo, mi eccitavo e così ho ritrovato la voglia di vivere».

Brass è nato a Milano, ma cresciuto a Venezia.

«Con mio padre litigavo ma poi, di nascosto, andavo a sentirlo arringare in tribunale, era un famoso avvocato. Con mia madre no, non ci siamo mai capiti. Mi giudicava, disprezzava la mia indole carnale, era dura e fredda. Una volta venne sul set de La Chiave. Non batté ciglio, ma alla fine mi disse: ‘Bene, ce l’hai fatta, sei diventato un regista. Adesso per favore metti la testa a posto e comincia a fare l’avvocato’. A lei non penso mai, però il fatto di non essermi riconciliato con mio padre è oggi il più grande rimpianto».

Ancora oggi, racconta, ha visioni erotiche.

«Le ragazze le portavo fuori, le amavo in barca. Ancora oggi io ho continue visioni erotiche. Ricordo un amore consumato nei pressi del manicomio di San Servolo. Assorbivo tutto: la carnalità delle donne nei racconti veneziani, l’odore del mare, gli amori di Casanova, la letteratura licenziosa. Ecco perché ancora oggi alcuni miei film danno fastidio. Che cosa c’è di più dirompente dell’eros?».

Continua:

«L’eros spaventa il potere, perché è soprattutto fantasia e quella non la puoi arginare. È sovversivo. Intellettuali come Fellini o Moravia l’avevano capito e io sono stato un loro grande amico. Andavo spesso a casa di Alberto. C’era Dacia Maraini, bellissima. Sì, be’, ho provato a corteggiarla ma lei mi gelava con lo sguardo».

Gli chiedono cosa gli manca di più oggi. Risponde:

«Non poter più fare l’amore due o tre volte per notte».

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