Biaggi: «Volo su una moto elettrica a 450 km/h e poi torno a casa e cucino per i bambini»
Al Corriere della Sera: "A furia di rischiare in pista credi di essere una specie di supereroe, Mi è rimasta l'adrenalina per la velocità"

Max Biaggi corre ancora, ma non gareggia. Anzi vola, quasi. A Cape Canaveral ha registrato il record mondiale di velocità con una moto elettrica, la Voxan: a 455,7 chilometri orari. In un’intervista al Corriere della Sera l’ex grandissimo rivale di Valentino Rossi parla della sua nuova vita, metà missile sperimentale e metà papà incasinato.
“Il desiderio di avere a che fare con l’adrenalina è rimasto e questo progetto unico ed estremo ha riacceso la miccia, ha riattivato una passione dormiente. Sono rimasto conquistato dall’idea di Gildo Pastor, presidente del Gruppo Venturi, che da zero ha creato un mezzo a due ruote capace di raggiungere velocità supersoniche. Quando mi proposero questa sfida, due anni fa, non pensavo affatto che una moto a propulsione elettrica potesse viaggiare tanto forte. La mia scala di valori era fatta di motori tradizionali con un tot di cavalli e un suono conseguente. Quindi si tratta di una esperienza inattesa e diversa che richiede una attitudine specifica per filare su tratti rettilinei”.
“Ho dato anima e corpo alle corse, anche perché dovevo recuperare anni di formazione perduti, non avevo potuto seguire la trafila solita, dalle minimoto in su. Mi sono perso una parte di vita da atleta lunga dai 7 ai 18 anni di età e sono stato costretto ad imparare a comportarmi da professionista molto in fretta. Penso di essere un padre premuroso, anche se sono in viaggio spesso per lavoro riesco a stare con loro 10 o 12 giorni ogni mese, grazie anche all’ottimo rapporto che ho con la loro mamma, Eleonora Pedron. Ho rinunciato a babysitter e assistenti, preferisco fare da solo, pur non sapendo bene come, talvolta. Ho imparato. Cucino, li assisto nei compiti, li sistemo prima di uscire, sono convinto che questo modo di stare insieme migliori la qualità del rapporto. E produce gioia da condividere”.
Biaggi dice che c’è stata vita oltre Valentino:
“I ricordi più belli riguardano le battaglie durante le gare, quelle dei primi anni con Harada, Waldmann, Jacque, Capirossi e quelle della seconda fase contro Valentino, Roberts, Doohan. Molti avversari importanti, anche se da noi vengono ricordati soltanto i duelli con Rossi. Una fase della mia carriera è coincisa con una fase della sua. Ci siamo trovati vicini. Non è possibile gestire completamente il proprio percorso e non mi pare giusto star qui ora a giudicare ciò che accadde. Penso che l’incrocio abbia offerto giorni belli e giorni brutti e comunque per me si tratta di un ricordo più positivo che negativo. Per me, cresciuto a Roma, è stato più complicato emergere e affermarmi, non appartenevo ad un’area geografica propizia e questo mi ha formato, mi ha dato, se possibile, più forza”.
La paura, quella non è mai più andata via, dopo l’incidente a Latina nel 2017:
“Quell’incidente avvenne a meno di 50 orari. Paura, altroché. Non al momento dell’impatto, più tardi quando i medici in ospedale dissero che nelle mie condizioni l’ipotesi di sopravvivenza era ridotto al 20% dei casi. Citavano statistiche tremende mentre rivedevo in una frazione di secondo il film intero della mia vita. Sino a quel momento ero convinto di poter far fronte ad ogni avversità usando determinazione e fortuna. A furia di rischiare in pista credi di essere una specie di supereroe che si batte senza impedimenti, anche mezzo fratturato o dolorante. Beh, fu come prendere un cazzotto da k.o. Diciannove giorni in rianimazione. E sino a quando mi comunicarono di essere fuori pericolo rimasi sospeso in un vuoto. Impotenza e paura, sì. Mai successo nulla di simile”.
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