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«Finita l’era dei mecenati, i diesse contano sempre meno. Così hanno vinto i procuratori»

Branchini alla Gazzetta dello Sport: “Siamo intermediari, i club si rivolgono a noi esterni per mancanza di professionalità interne”

«Finita l’era dei mecenati, i diesse contano sempre meno. Così hanno vinto i procuratori»
Mg Milano 13/02/2011 - campionato di calcio serie A / Milan-Parma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mino Raiola

Gli agenti cattivi. I procuratori che “mangiano” sulle carriere dei loro assistiti. Il calcio ha un nuovo nemico unico. Ma in realtà il procuratore è ormai una figura di mezzo nell’economia del pallone, che copra un vuoto lasciato sempre più spesso dai direttori sportivi. Lo dicono alla Gazzetta dello Sport Gabriele Giuffrida, che il quotidiano descrive come un “punto di riferimento della nuova generazione” di agenti, e Giovanni Branchini, “decano della categoria”.

“La figura dell’agente si è modernizzata. Le commissioni possono apparire ad alcuni spropositate, ma noi siamo vere e proprie aziende: un’agenzia di procuratori evoluta ha al suo interno diverse aree, dallo scouting ai servizi di assistenza quotidiana all’atleta ai dipartimenti legale e amministrativo. È normale che un club si rivolga a noi, in alcuni casi c’è bisogno di un appoggio esterno. Certo, se scavalchi il direttore sportivo e parli direttamente col presidente rischi di creare conflitti, ma l’intermediario per sua stessa natura è quella figura che avvicina le parti e cerca di far coincidere gli interessi di tutti”, dice Giuffrida.

“Con il tramonto del vecchio mecenatismo – osserva Branchini – gli investimenti della proprietà vengono valutati sotto una luce diversa. Ciò ha portato a una graduale scomparsa della professionalità dei direttori sportivi. E gli agenti sono diventati partner ideali per quei presidenti che avevano bisogno di appoggiarsi a soggetti dotati di un certo know-how. Oggi moltissimi club gestiscono certi aspetti del mercato in outsourcing”.

Per Branchini il problema non è tanto l’ingordigia dei procuratori gli errori di valutazione dei club: “Il problema non è dare 30 milioni a Cristiano Ronaldo ma dare 5 milioni a testa a 5-6 giocatori che stanno in panchina. Comprare male e vendere male, questo pesa sui bilanci. I club devono scegliere bene sul mercato, solo così risparmieranno”

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