Jacopo Fo: «Papà odiava le cene post recita: andava in cucina, si serviva da solo, finiva e se ne andava»

Al Fatto: «I miei sono andati in scena pure lo stesso giorno della morte delle loro madri e sarebbe stato una vergogna rinunciare»

jacopo fo

Il Fatto intervista Jacopo Fo. Rivela che suo padre Dario detestava i post spettacolo.

«Mio padre si rompeva i coglioni. Andavano al ristorante in un’orda di persone, quindi passavano decine e decine di minuti prima che arrivasse qualcosa da mangiare; dopo aver varcato la soglia del locale, si toglieva il cappotto ed entrava direttamente in cucina. Nessuno protestava perché era Dario Fo. Allora recuperava un piatto e si serviva direttamente dalle pentole; il bello è che assaggiava e se qualcosa non gli tornava criticava lo chef. Diceva: ‘Se lo chef non è idiota le critiche gli servono’; poi con il piatto pieno si sedeva al tavolo, mangiava, finiva e se ne andava. Ah, la liturgia veniva mantenuta pure se quella sera, con il gruppo, c’era il sindaco o qualche parlamentare».

Né il padre né la madre hanno mai saltato una recita programmata.

«I miei sono andati in scena pure lo stesso giorno della morte delle loro madri e sarebbe stato una vergogna rinunciare; fa parte dell’onore dei teatranti: il pubblico è sacro, non puoi deluderlo; sono persone che hanno indossato il cappotto, sono uscite di casa, hanno speso soldi solo per vederti. Io stesso ho recitato in condizioni assurde: ho collassato all’esordio del primo spettacolo con i miei genitori».

Jacopo Fo racconta anche degli aneddoti riguardanti sua nonna. In particolare, quello dell’indovino che le predisse che uno dei suoi figli sarebbe diventato famoso in tutto il mondo.

«Nonna da bambina, da contadinella, mentre raccoglieva l’insalata nel campo, ha visto una luce, ha visto Dio ed è cascata a terra svenuta. Era convinta di aver vissuto un’esperienza mistica. Dopo tre giorni, nel paesino, è arrivato un indovino e in cambio di quattro uova le ha letto la mano: ‘Avrai un figlio che sarà famoso in tutto il mondo’. Frase che sicuramente ripeteva a tutte. Mia nonna, per anni, ha massacrato di botte mio padre e il fratello perché non sapeva chi dei due fosse “l’eletto”: proibiva tutto per paura gli capitasse qualcosa. Perché lei ne era certa e lo ripeteva di continuo».

Racconta la difficoltà del padre nell’esprimere le emozioni.

«Con i miei mi sono divertito come un pazzo. E mi sono sempre ritenuto un uomo fortunato. Nonostante le chiusure emotive di mio padre. Rispetto alla manifestazione dei sentimenti viveva una forte difficoltà. Nella sua arte c’è tutto un aspetto di fuga dalla realtà e in parte è la sua grandiosità; creava mondi fantastici, poi nella vita quotidiana c’erano pezzi che non registrava, non si rendeva conto. Di certe vicende non abbiamo mai parlato: ripenso al rapimento di mia madre, e forse in alcuni momenti avrei avuto bisogno di sfogarmi con lui».

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