Il miracolo socialista degli Hearts, in Scozia comanda la squadra salvata da 8.000 tifosi

Nel 2013 il club era quasi fallito, i tifosi hanno formato un Trust e l'hanno comprato. The Independent propone di farne un modello di business

il miracolo Hearts

Nel 2013 gli Hearts, attualmente primi nel campionato scozzese dopo quattro giornate, erano a un soffio dalla liquidazione. Ora sono la più grande squadra di calcio di proprietà dei tifosi che la Gran Bretagna abbia mai visto. La classica storia che in Italia tradurremmo come “sogno” o “miracolo”. The Independent la racconta, con annessa analisi sociale.

Sono 8.000 i tifosi che ufficialmente posseggono il club attraverso la Foundation of Hearts Supporters Trust. Ma gli Hearts “sono importanti per una comunità molto più ampia. Nella Gran Bretagna moderna, le squadre di calcio sono istituzioni comunitarie senza rivali. Sono centri sociali, istituzioni di ancoraggio economico, motori di orgoglio civico e protagonisti dell’azione locale. Creano un valore condiviso che va ben oltre le opere di beneficenza che forniscono: le banche del cibo, le campagne di vaccinazione e così via. In molti casi, sono il collante che tiene unita una comunità”.

Agli Hearts “è successo qualcosa di meraviglioso: i tifosi si sono uniti per comprare il club e scongiurare il disastro”. Che è un’operazione complicatissima, in realtà. “Possibile grazie ad un’imprenditrice locale: Ann Budge”.

The Independent spiega: “Gli acquirenti di una squadra di calcio professionistica non hanno solo bisogno di grandi somme di denaro, spesso ne hanno bisogno immediatamente. Quando i tifosi si riuniscono in Supporters Trusts, la loro forza arriva dai numeri, possono raccogliere fondi significativi attraverso le quote associative. Inoltre, la fonte di entrate è relativamente stabile: i tifosi sono tifosi per sempre. Ma non necessariamente un Supporters Trust ha la capacità di raccogliere il capitale necessario per finanziare un’acquisizione quando serve. Agli Hearts è entrata in gioco Ann Budge. Che ha messo 2,5 milioni di sterline di tasca propria per portare a termine l’accordo, con i tifosi che si sono impegnati a ripagarla a poco a poco attraverso le quote associative annuali”.

Il lieto fine è implicito nel racconto: “Gli Hearts prosperano, i tifosi possiedono il loro club e Ann Budge ha riavuto i suoi soldi”.

“La proprietà di comunità funziona da qualunque punto di vista la si guardi. Per il club significa sopravvivenza, sicurezza e sostenibilità, per i tifosi significa che il loro club è gestito da veri custodi non da lontani proprietari, e per la società in generale significa una grande istituzione proprio nel cuore della comunità impegnata nella creazione di valore sociale”.

Perché non farne un modello replicabile, si chiede il giornale. Offrendo un supporto simile a ogni Supporters Trust con un piano aziendale ragionevole e una probabilità realistica di ripagarlo. Altro che Superlega.

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