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Fenomeno Mouratoglou, l’allenatore-guru più famoso dei tennisti che allena

Il New York Times racconta come ha trasformato se stesso in un brand, un Bollettieri 2.0: “La mia filosofia è che non so nulla”. Intanto ha costruito un impero

Fenomeno Mouratoglou, l’allenatore-guru più famoso dei tennisti che allena
Patrick Mouratoglou Melbourne 28-01-2017 Australian Open Finale Donne . Women Final Foto Panoramic/Insidefoto

Patrick Mouratoglou sembra “un filosofo esistenzialista francese, per la barba e i baffi persistenti, sale e pepe”. O “un venture capitalist del tennis. O un dirigente di un resort di tennis. O un “guru” del tennis”. Ma non un allenatore. Ed è paradossale, visto che è ormai diventato l’icona vivente della figura professionale. Ha scritto un libro su se stesso e l’a titolato “The Coach”, tanto per dire. Però è una star di quel mondo, ingombrante. Tanto che nei giorni in cui agli Us Open si impongono le teenager e l’immortale Djokovic il New York Times gli dedica un lungo pezzo. Mouratoglou è un Nick Bollettieri 2.0.

Un uomo che ha assorbito tutta la luce riflessa dell’essere stato il coach di Serena Williams. “Ora è ovunque”, scrive il Nyt. Segue da lontano Tsitsipas, risponde a interviste su interviste, “a volte si accampa nella piazza dell’U.S.T.A. Billie Jean King National Tennis Center e firma autografi per i tifosi che lo conoscono meglio di quanto conoscano la maggior parte dei giocatori”.

“A 51 anni Mouratoglou è diventato una delle star più riconoscibili del tennis. È il raro caso di allenatore che si è trasformato in un brand, il che potrebbe significare che è più bravo nel marketing che nel coaching”.

Il bello che lui stesso, sulle sue doti di allenatore è parecchio fumoso: “La mia filosofia è che non so nulla. Imparo la persona e imparo il mio giocatore. Molti allenatori lavorano con il loro metodo. C’è un metodo per ogni giocatore e devo trovarlo”. Tipo Socrate, sa di non sapere.

Il New York Times ricorda altri casi di coach così, dall’australiano Harry Hopman negli anni ’70 a Nick Bollettieri negli anni ’80 e ’90. “Nessuno però, ha raggiunto il livello di Mouratoglou. Il suo impero comprende l’Accademia Mouratoglou, nel sud della Francia, che ospita 200 studenti tennisti. Gestisce campus per altri 4.000 giocatori, inclusi molti adulti, ogni anno. L’anno prossimo offrirà un prodotto di e-coaching. È anche uno dei principali organizzatori dell’Ultimate Tennis Showdown, una competizione creata per la televisione che ha incluso diversi giocatori di spicco. Ci sono centri di tennis Mouratoglou nei resort di Costa Navarino in Grecia e a Jumeirah a Dubai. È un investitore nel sito web di tennis media Tennismajors.com. Con solo 24 ore al giorno disponibili, ha recentemente rinunciato ai suoi interventi da commentatore per ESPN ed Eurosport”.

In pratica “è l’allenatore a tempo pieno di una sola giocatrice, la Williams, ma aiuta a supervisionare a vari livelli la formazione e lo sviluppo di molti altri, tra cui Tsitsipas, Gauff, Rune e Alexei Popyrin”.

Il pezzo va più a fondo. La verità – scrive Matthew Futterman – è che lui non vuole fare l’allenatore. E il tennis in questo momento lascia spazio a personaggi così. “Non è un ruolo che ha mai voluto interpretare. L’ha preso per necessità. La sua visione per il suo impero del tennis non avrebbe funzionato altrimenti”.

Voleva fare il giocatore, ma i genitori gli hanno tarpato le ali per ragioni di impresa. Sicché “ha proseguito gli studi e a 20 anni è andato a lavorare per suo padre, un importante industriale francese e proprietario di una grande azienda di energia rinnovabile”. A 26 anni l’ha mollato e ha avviato la sua prima accademia, come oggi si fa con le start-up, pescando un paio di jolly, Marcos Baghdatis e Anastasia Pavlyuchenkova. E infine trovando l’asso: Serena Williams nel 2012. “Ha usato la statura del suo successo senza pari per costruire il suo impero e un nuovo modello di allenatore”.

Mouratoglou ora opera come l’amministratore delegato di una società con una divisione di sviluppo dei giocatori, con ogni giocatore che funziona come un’unità o un prodotto separato. Ha 50 allenatori che lavorano per lui nella sua accademia. I migliori giocatori professionisti a lui associati, quelli alle cui partite televisive si assicura di assistere, hanno altri che si occupano di allenarli. La maggior parte di loro ha solo contatti limitati con Mouratoglou su un campo di allenamento”.

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