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Chi ben comincia arriva almeno a ridosso della vetta

È ancora presto, ma alla luce delle ultime stagioni anche arrivare in Champions League sarebbe già un ottimo risultato

Chi ben comincia arriva almeno a ridosso della vetta

Avviso: gli scaramantici non leggano le prossime righe.

Chi ben comincia è già a metà dell’opera”. Questo notissimo proverbio si scontra però con la lunghezza dell’opera, che nel caso del campionato italiano, come afferma Spalletti, è troppo lungo per anticipare alcun tipo di verdetto.

Purtroppo la storia ci ha insegnato che le serie di vittorie iniziali consecutive non sempre sono state un buon viatico per il massimo risultato, almeno negli ultimi anni, e almeno per le squadre diverse dalla Juventus.

Per inciso sia la Roma di Garcia nel 2013-14 (10 vittorie iniziali consecutive), che l’Inter allenata da Antonio Conte nel 2019-20 (6 vittorie iniziali consecutive) sono finite seconde nei campionati sopracitati.

Beh, in fondo noi napoletani lo sappiamo bene. Entrambi i campionati illuminati da partenze sprint degli azzurri sono finiti allo stesso modo. Il Napoli di Bianchi nel 1987-88 e quello di Sarri nel 2017-18 (rispettivamente 5 e 8 vittorie iniziali) finirono per sciogliersi in vista del traguardo, entrambi per fattori interni ed esterni ancora oggetto di discussione a distanza di anni. In ogni caso non dobbiamo dimenticare che entrambe le squadre vennero meno anche fisicamente, probabilmente proprio per lo sforzo profuso nella prima parte dei loro tornei.

Ci sono però due buone notizie in questa analisi apparentemente pessimista: la prima è che le esperienze pregresse hanno insegnato che l’integrità dello spogliatoio e l’alternanza tra calciatori possono essere la ricetta per resistere fino al traguardo. La seconda è che chi ben comincia, come il Napoli attuale, ha ottime possibilità di finire al massimo a ridosso della vetta. E alla luce degli obiettivi di inizio stagione, il ritorno in Champions League sarebbe già un ottimo risultato.

C’è poi da considerare il Fattore “X”, inteso come incognita (nulla a che vedere con la musica).

Queste prime cinque giornate hanno visto arbitraggi quasi privi di dubbi e contestazioni. L’utilizzo del VAR sta diventando sempre più standardizzato e normale. Sempre meno arbitri agiscono di testa loro senza consultare i colleghi al monitor o addirittura fingendo che non esistano. Tutti i gol, ma proprio tutti, sono rivisti prima di riprendere il gioco, senza che nessuno abbia da ridire. Il fuorigioco e la goal-line-technology sono pressoché inconfutabili. La classe arbitrale, giocatori, allenatori, addetti ai lavori e stampa sembrano ormai rassegnati al fatto che la tecnologia c’è e va usata.

Mal che vada, se tutto continuasse così, almeno chi vincerà lo scudetto non sarà accompagnato da recriminazioni, sospetti e contestazioni.

Per ora godiamoci il momento, inutile mettere il carro davanti ai buoi.

Sperando che l’azienda detentrice dei diritti televisivi ci consenta di vedere un campionato tornato quasi ai tempi delle radiocronache, con la loro atmosfera ricca di attesa, mistero ed immaginazione.

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