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Gazzetta a lutto per Lukaku: “aveva ragione Conte, aveva capito tutto”

Erano gli unici a non aver capito, sembrano Fantozzi con il pane negli armadi. Un articolo che sembra uno striscione ultras, mancano solo le rime baciate

Gazzetta a lutto per Lukaku: “aveva ragione Conte, aveva capito tutto”

La Gazzetta dello sport è uno spettacolo. Con circa quindici giorni di ritardo, si è resa conto di quel che stava avvenendo sotto i suoi occhi e cioè che Zhang – sull’orlo del fallimento – avrebbe messo in vendita chiunque pur di provare a salvare la baracca. Del resto quando mai si è visto che un presidente nel discorso di festeggiamento degli scudetti chiede la riduzione degli stipendi (e intanto non li paga). Ora che , come Fantozzi, la Gazza si ritrova tutti i mobili pieni di pane, si pone qualche domanda.

Prova a mettere una pezza preventiva:

Lungi da noi un commento nazionalpopulista: niente favole, nel pallone di oggi la componente tecnico-tattica e quella
finanziaria sono sempre più connesse, quasi inscindibili.

Poi, però, viene fuori il tifoso verace. L’idea di vedere Lukaku al Chelsea è devastante per via Solferino, quasi qaunto una visita di Cairo in redazione:

Sarebbe un pugno allo stomaco devastante: dal sogno Champions, dopo uno scudetto atteso undici anni,
alla paura improvvisa di un drastico ridimensionamento.

Ecco un periodo che sembra uno striscione da curva (mancano solo le classiche rime baciate in stile ultras):

D’accordo austerity, fairplay finanziario, effetto Covid, crisi cinese e infinite altre cause: resta l’impressione che l’Inter campione possa implodere. Cosa resterà di questi due anni? Di solito dopo uno scudetto si investe. Come minimo uno scudetto si “difende”. Qui sembra tutto il contrario.

E poi la domanda con le lacrime agli occhi: “cos’è l’Inter oggi?” modello “che ne è stato del nostro amore?”

Finalmente, con tre mesi di ritardo, alla Gazzetta hanno capito perché Conte se n’è andato. Quando si dice “a loro non sfugge niente”:

Si capisce meglio la mossa di Conte: cucito il meritatissimo titolo sulla maglia, è stato il primo a sfilarsi dal progetto che lui stesso aveva messo in piedi. Forse aveva visto lontano.

Ma forse eh, non ne siamo sicuri.

C’è ancora spazio per la presa d’atto disperata, mentre sul telefonino si riguarda la foto del partner felice con un altro.

Lukaku no. Lukaku è l’Inter, è il giocatore più decisivo del torneo, l’uomo chiamato reparto offensivo.

Prima del finale lirico, altruistico. Perché loro non piangono l’Inter. No. Loro piangono per il sistema Italia, ne avvertono il peso della responsabilità:

senza Lukaku è tutta la Serie A che sarà più povera, non soltanto l’Inter.

 

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