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«Abbiamo salvato Bebe Vio dalla setticemia. E’ eccezionale, nemmeno una montagna di uomo ce l’avrebbe fatta»

Repubblica intervista Riccardo Accetta, l’ortopedico che ha operato l’atleta: «E’ tutta una questione di testa e di voglia, che lei ha inesauribili»

«Abbiamo salvato Bebe Vio dalla setticemia. E’ eccezionale, nemmeno una montagna di uomo ce l’avrebbe fatta»
Roma 01/06/2019 - Festa della Repubblica ricevimento al Quirinale / foto Samantah Zucchi/Insidefoto/Image nella foto: Bebe Vio

Repubblica intervista Riccardo Accetta, primario di Traumatologia dell’Irccs Galeazzi di Milano. Dietro la vittoria di Bebe Vio alle Paralimpiadi c’è lui, con il suo staff, come raccontato dalla stessa atleta dopo la conquista dell’oro individuale nel fioretto. Ad aprile, Bebe Vio si è presentata da lui con un’infezione e il medico ha deciso subito di intervenire. Definisce l’atleta come una persona «semplice e straordinaria».

Racconta quanto sia stato necessario l’intervento.

«Se non fossimo intervenuti subito l’infezione non curata avrebbe portato alla setticemia, e quindi anche alla morte. Bebe ha avuto una sublussazione traumatica del gomito in allenamento e il gomito è proprio dove lei ha l’invaso del fioretto. Hanno provato a trattarla con l’antibiotico ma non è bastato perché l’infezione ha colpito l’articolazione. Se l’infezione fosse andata avanti avrebbe distrutto l’articolazione. Per Bebe avrebbe significato una nuova amputazione dell’arto sinistro e la fine di ogni attività sportiva. Per questo quando l’ho vista ho detto: interveniamo subito».

All’inizio Bebe non avrebbe voluto operarsi, temeva di non poter affrontare le Olimpiadi, ma la famiglia è stata decisiva nel convincerla, spiega il medico.

E racconta lo spirito dell’atleta.

«Incredibile, solare, vivace, pazzesca. Ha una forza di volontà e una voglia di vivere che esprime ovunque: nelle gare, in un letto di ospedale, nella forza di aiutare bambini e ragazzi che si trovano nella stessa situazione. Ne ho conosciuti tanti che mi ha mandato lei e che da lei imparano a credere nel futuro».

Il recupero, dopo l’operazione, è stato straordinario.

«Eccezionale. Lei è così piccola e minuta, nemmeno una montagna di uomo ce l’avrebbe fatta. Ma lì è tutta questione di testa, di voglia, e lei ne ha un serbatoio inesauribile».

 

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