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Silvio Orlando: «Quando persi mia madre, a scuola iniziarono ad alzarmi i voti e a considerarmi di più»

Al CorSera: «Fino ad allora i compagni di classe mi mettevano in mezzo. Le bambine mi davano i bacetti. Il giorno che in classe arrivò un altro orfano, il mio nuovo status scemò»

Silvio Orlando: «Quando persi mia madre, a scuola iniziarono ad alzarmi i voti e a considerarmi di più»

Il Corriere della Sera intervista Silvio Orlando. Ha ricevuto il premio “Truffault” al Festival di Giffoni. Racconta, come ha già fatto in passato, la sua difficile infanzia. A 9 anni ha perso sua madre.

«Per tanto tempo non ne ho mai parlato. Non riuscivo proprio. Il suo tumore era un tabù, era un richiedere pietà e condiscendenza, le cose che detesto di più. Le zie o pseudozie che ti dicono chiamami mamma… Non ho mai ceduto a queste suggestioni. Poi ho sentito che dovevo cambiare, perché è da lì che nasce il mio essere attore, cerchi un risarcimento dalla vita. Prima i compagni di classe mi mettevano in mezzo, poi quando sono diventato orfano, a scuola le maestre mi alzavano i voti, le bambine mi davano i bacetti, i bambini mi hanno cominciato a considerare. Il giorno che in classe arrivò un altro orfano, il mio nuovo status scemò».

Parla del padre.

«A lui non piacevano le smancerie. Ho due tipi di sangue, quello napoletano che mi porta all’indolenza, alla tenerezza e poesia, e quello sannita, che ho preso da mio padre, la tempra dura, forte. Papà non c’è più, ma qualcosa di me ha visto, per esempio ‘Il Portaborse’, per il quale un giornale del Sud mi definì micidialmente inespressivo».

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