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Sarri: “L’obiettivo numero uno sarà divertirsi, non è vero che per vincere bisogna giocare male”

L’allenatore è stato presentato in conferenza: “Si riparte dal 4-3-3. Con Mourinho non c’è dualismo, mi sta simpatico e ha vinto molto più di me”

Sarri: “L’obiettivo numero uno sarà divertirsi, non è vero che per vincere bisogna giocare male”
during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Fc Juventus. (Hermann)

Maurizio Sarri è stato presentato in conferenza stampa come nuovo allenatore della Lazio. Di seguito tutte le sue dichiarazioni.

Prima della conferenza, viene fatto rivedere il video con cui è stato annunciato Maurizio Sarri. L’addetto stampa fa sapere che è stato il video di una squadra di calcio più visto nel giorno in cui è stato pubblicato.

Le prime parole sono di Igli Tare, direttore sportivo: “Voglio ringraziare Inzaghi per i cinque anni trascorsi alla Lazio e gli facciamo i migliori auguri per la sua avventura all’Inter. Sarri per noi è stata una grande opportunità per fare un passo ancora più difficile, sapevamo di aver fatto un grande lavoro negli ultimi anni. L’occasione di arrivare a lui è stata un banco di prova anche per noi, in questo momento così difficile per il calcio, per portare qui un allenatore di grandissima esperienza il cui punto di forza è lo spirito di squadra e il gioco aggressivo e offensivo, che rispecchia la Lazio. Do a lui e al suo staff il benvenuto e speriamo di gioire insieme”.

Con Mourinho sarà un derby speciale, lui ieri ha citato Marco Aurelio. Immaginando la sua Lazio, quale personaggio le viene in mente?

Io questo grande dualismo con Mourinho non riesco a vederlo. È un bel personaggio e mi sta simpatico, non sento assolutamente questo dualismo. Poi ha vinto molto più di me, ha un pedigree più elevato del mio. Nel derby faremo di tutto e di più per venire a capo della partita. Grandi citazioni non ne ho in questo momento, citerò più me stesso che altri personaggi. Vorrei vedere una squadra che ha un grande spirito di sacrificio in settimana per divertirsi la domenica, giocando con la voglia di dominare le gare. Il primo motivo perché sono qui è di carattere personale: ho intravisto in questa società la possibilità di tirare fuori le mie caratteristiche migliori, poi sportivamente anche se ci manca qualcosa per fare quello che mi piacerebbe in questa squadra ci sono comunque i presupposti.

In che momento della sua carriera arriva la Lazio?

Quello in cui ne avevo bisogno, qui posso fare il mio lavoro nella maniera più adatta.

Quanto tempo le servirà per vedere la sua Lazio?

È qualcosa di imponderabile, a Napoli le prime tre partite furono complicate, ad Empoli fummo ultimi per otto giornate, alla Juventus siamo partiti così così e poi abbiamo vinto il campionato. È difficile prevedere come un gruppo possa reagire, se il contraccolpo possa essere iniziale o il rigetto sia successivo. Vediamo come limitare le difficoltà che inevitabilmente arriveranno in questa prima stagione. Col direttore abbiamo fatto una lista di ruoli per fare un altro calcio rispetto al passato. Finora non ci siamo soffermati troppo sui giocatori, poi il mercato è difficile per quasi tutte le squadre, tranne qualche squadra inglese. Certo, mi piacerebbe partire con tutti gli effettivi ma nel calcio attuale è quasi impossibile. Bisogna essere pronti a soluzioni diverse.

Si può dire che la Lazio ti somiglia di più rispetto alla Juve? Sei sorpreso di non aver trovato Luis Alberto?

Lazio e Juventus sono entità, le società si compongono di persone. Quelle che ci sono adesso mi fanno credere che possa lavorare a mio agio. Di certo non sarà un percorso breve, con le squadre nuove all’inizio ho sempre fatto un po’ di fatica. Quando si hanno delle idee ben precise e si è tecnici da campo più che gestori, poi questo è inevitabile. La gente pensa che giocare un certo tipo di calcio sia l’attuazione di una serie di schemi, invece bisogna far passare proprio una filosofia. Mettere insieme 25 cervelli diversi e fargliela sposare non sarà semplice, ma sono convinto che alla fine del percorso vedremo il calcio che mi fa divertire, indipendentemente dal risultato. L’obiettivo numero uno sarà divertirsi, deve essere così per me e poi deve esserlo per la squadra, così poi si trasmette anche all’esterno. A differenza dei luoghi comuni, che per vincere bisogna saper giocare anche male, non riesco a concepirlo. Luis Alberto non ha risposto ad una convocazione, quindi è un problema societario; poi dovrà parlare con me e convincerci che sia presente, in questo modo la questione morale può essere accantonata subito.

Luis Alberto può giocare anche nel ruolo di Jorginho? Crede nel rilancio di Felipe Anderson?

Credo in Felipe Anderson, altrimenti non avrei aperto all’acquisto. Ha fatto dei mesi da Bayern Monaco, il suo problema è la continuità e sarà compito suo e nostro metterlo in condizione di avere la serenità di avere costanza. Quando lo conoscerò più a fondo spero di riuscire ad aiutarlo a togliere questo problema che gli ha condizionato la carriera. Ha potenzialità feroci. Luis Alberto non ce lo vedo in quel ruolo, l’avete scritto voi: è bravo quando porta palla e dribbla l’uomo, caratteristiche che chi gioca davanti alla difesa non deve avere. Me lo immagino più come Hamsik, un giocatore che deve esprimersi al meglio negli ultimi 30 metri, rispetto al gioco davanti alla difesa.

Con quale modulo la vedremo cominciare in ritiro? Come ha vissuto l’attesa dei tifosi che non vedevano l’ora di vederla? Qui c’è molta pressione…

Io l’ho vissuta tranquillamente, non sono un frequentatore di social. I tifosi per me sono quelli che mi si presentano davanti e non li ho visti, so che sono contenti del mio arrivo e ne sono felici. Non penso che alla Juventus, al Napoli o al Chelsea ci sia meno pressioni di quante ce ne sia qui. È la normalità di questo mestiere, anche se io faccio fatica a considerarlo così: per me è più una passione. Penso rientri tutto nella normalità. Ho fatto un anno in cui sono stato fermo e il calcio non mi è mancato, vederlo in tv a porte chiuse non mi faceva scattare nostalgia. Mi mancava molto la settimana, ma non la partita, perché non mi arrivava grande voglia. Se si ricominciasse a vedere qualche tifoso in tribuna, tutto crescerà a dismisura in breve tempo. Speriamo che l’evoluzione della pandemia sia positiva per rivedere il pubblico, agli Europei è stato come vedere un mondo nuovo. In questo momento mi sta tornando davvero la voglia di allenare sotto questo aspetto. Quanto al modulo, ho fatto 4-2-3-1 per un paio d’anni, poi il 4-3-1-2, il 4-3-3 e in ogni caso mi è stato dato dell’integralista. Magari sarà così ma ditemi per quale motivo, perché faccio fatica a capirlo. L’obiettivo sarebbe partire col 4-3-3 ma poi c’è l’evoluzione: a Napoli siamo partiti 4-3-1-2 e poi siamo passati al 4-3-3. Al Chelsea non c’erano dubbi per le caratteristiche dei giocatori, ma comunque spesso ho cambiato modulo rispetto agli inizi.

Con la società ha parlato di obiettivo minimo in termini di classifica? Su Immobile: la Lazio è sempre stata votata alla sua vena realizzativa, come si regolerà la squadra?

Bisogna stare attenti quando si vuole stravolgere qualcosa. A me non sembra che ci siano tanti giocatori in grado di concretizzare la palla gol come lui. Se troviamo due attaccanti esterni che ci possono dare una mano sotto quest’aspetto va benissimo. Negli ultimi anni ho avuto tanti attaccanti che hanno segnato moltissimo: Higuain, Mertens, Hazard che fece più di 20 gol, Cristiano Ronaldo l’anno scorso ha fatto la stagione migliore da quando è in Italia dal punto di vista realizzativo. Avere soluzioni alternative poi serve a non soffrire nel mese in cui l’attaccante abituato a segnare attraversa un periodo più difficile. Un po’ sta al gioco che riusciremo a impostare e un po’ alle caratteristiche dei giocatori. Per l’obiettivo, questo sarà un anno di costruzione ma non ci dobbiamo precludere nulla. Sarà un anno più difficile rispetto ai successivi, dove l’obiettivo principale è lo stesso per tutte le squadre di questa fascia, visto che dal punto di vista economico fa la differenza.

La rosa è simile a quella Lazio che quando era alla Juve le ha conteso lo scudetto, si può tornare a quel livello?

Ho sentito spesso questo luogo comune che senza lockdown la Lazio avrebbe vinto lo scudetto, ma in testa c’era comunque la Juve. Di certo era l’avversario più temibile per la continuità che ha avuto. Anche quest’anno ho visto che nella fase finale della stagione la Lazio ha fatto pochi punti e in questi casi non credo mai che si tratti di un problema di preparazione fisica. Sicuramente siamo di fronte a dei calendari folli, nessuno aiuta: l’Uefa tira fuori un Europeo a 24 squadre, la Fifa tirerà fuori un Mondiale a 50 squadre e mi aspetto di tutti. Abbiamo fatto due anni di qualificazioni agli Europei affrontando San Marino, Liechtstein, Cipro, Andorra… Credo che anche per le nazionali bisogna fare delle categorie, con tutto il rispetto. Perché così diventa dura, poi si parla di infortuni e decadimento della qualità ma è inevitabile. Spero che ci sia la buona volontà da parte di tutti per tornare a un calcio sostenibile, dove si arriva bene alle partite. Tornando alla risposta della domanda, vedremo: ora parte un ciclo diverso, cercando un’altra idea di calcio. Vogliamo essere competitivi e migliorare col tempo, l’obiettivo sarà quello di lottare, poi sul termine vedremo. La società mi voleva fare un contratto di 4 anni, ma sono stato io a volerlo fare più corto perché tra 2 anni voglio essere sicuro di avere sempre la stessa forza nel fare questo lavoro vista l’età che ho.

L’Europa League può essere un obiettivo utile per il salto di qualità atteso da anni?

Vedremo, è un torneo difficile perché si gioca il giovedì e spesso le trasferte sono molto più lunghe, quindi prevede una vastità di rosa molto più importante. Al Chelsea c’era una rosa infinita, si potevano cambiare 7-8 giocatori con facilità tra una gara e l’altra. Spesso poi si pensa che la stanchezza sia soltanto fisica, ma è anche mentale da parte di tutto l’ambiente. A volte ho visto che nonostante cambiassi molti giocatori sembravamo stanchi lo stesso. Perché siamo tutti stanchi e lo trasmetti. Vedremo che rosa verrà fuori. In Europa bisogna dare tutto, rappresentiamo una società e una tifoseria e il contesto internazionale è sempre bellissimo. Poi il torneo adesso è più competitivo con la riduzione delle squadre, i gironi saranno più impegnativi. Preferisco scoppiare a marzo più che fare figure di merda in Europa.

Come mai non ha i social?

Sono contrario, è un progresso che non ci ha portato ad una buona evoluzione culturale, anzi. Già la relazione telefonica mi risulta difficile, quando devo parlare con qualcuno preferisco suonare il campanello e farlo scendere, figuriamoci partecipare a qualcosa di questo tipo, sarebbe improponibile per me.

Farà scintille con Lotito?

Non penso, non vengo da esperienze semplici a livello di presidenti, quindi penso di poter avere con lui un buon rapporto.

C’è la possibilità che Luis Alberto venga ceduto?

È una questione che deve gestire la società. Noi parleremo di rapporti, per questo vogliamo confrontarci. La pena di morte non c’è nei miei gruppi, ho litigato ferocemente con dei giocatori, li ho tenuti fuori una o due partite poi cambiato l’atteggiamento li ho reintegrati.

C’è qualcosa della Lazio che l’ha colpito sul piano passionale e storico del club? È integralista nella difesa a quattro?

Ce ne sono mille che rimarrebbero nella mente, quella che ho più cara riguarda Maestrelli, ho conosciuto anche i suoi familiari, è un personaggio straordinario che mi è rimasto caro. Per la difesa, ad Empoli provammo a giocare a tre ma per le direttive che do è impossibile: i movimenti propri e quelli degli avversari ci facevano finire perennemente bassi a cinque. Non ho la pazienza di aspettare gli avversari, ho la frenesia di prenderli alti ed era qualcosa che cozzava. Lazzari ha detto di voler provare a giocare a quattro, credo che un ragazzo come lui possa farlo senza problemi. Poi ho giocato per anni con Mario Rui, che ha caratteristiche simili, quindi non sarà un problema insormontabile.

Correa sembra che dovrà essere lontano della Lazio, ma nella sua testa può essere una risorsa per il tridente? Ha parlato con Peruzzi? Potrebbe aiutarla ad integrarsi qui?

Con Angelo ho parlato cinque giorni fa, penso sia un personaggio importante per la Lazio. Una volta che si è messo a posto dal punto di vista fisico dopo l’operazione al ginocchio che ha avuto, ci potrà dare un grande aiuto. L’ho chiamato per sentire come stava. Correa può fare l’attaccante di sinistra se avrà voglia e stimoli per farlo, il ragazzo da un po’ di tempo aveva manifestato la voglia di cambiare ambiente. Se quando torna dalla Copa America cambia idea, io sarò il più contento e gli chiederò questo tipo di disponibilità.

Ha avuto a centrocampo cacciatori di palloni come Allan e Kanté. Qui invece ci sono Milinkovic, Leiva e Luis Alberto: come si sposano? La Lazio ha tre punte centrali, uno è di troppo?

Di certo non si gioca in dodici, quindi uno è di troppo. Quando la Lazio ha parlato con me subito è uscito fuori il problema di dover cambiare dei giocatori, per cui vedremo cosa ci propone il mercato e decideremo di conseguenza. È difficile fare scelte. Non ho mai avuto un centrocampo di incontristi, Kanté giocava affianco a Jorginho e Kovacic, Leiva è più un incontrista e giocherà con accanto due giocatori offensivi. Su Milinkovic bisogna dire che ha qualità difensive, specialmente poi nel gioco aereo. Luis Alberto non è un incontrista, ma fa bene i movimenti difensivi ed è importante tenere la palla coperta.

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