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«Il Tour di Pogacar ricorda quello del 99 di Armstrong. Ecco come doparsi senza essere scoperti»

La Süddeutsche intervista Vayer il cacciatore di doping, l’ex Festina che ha creato il gruppo di studio «Watt the Fuck» e l’hashtag #Pogastrong

«Il Tour di Pogacar ricorda quello del 99 di Armstrong. Ecco come doparsi senza essere scoperti»
Imago archivio Image Sport / Lance Armstrong / foto ImagoImage Sport nella foto: Lance Armstrong ONLY ITALY

#Pogastrong. È l’hashtag che Antoine Vayer cacciatore di doping nel ciclismo utilizza per l’impresa di Pogacar al Tour de France. Il ciclista sloveno ha più che dominato la Grande Boucle, l’ha resa priva di qualsiasi interesse per quel che concerne la classifica generale. Vayer è un ex allenatore della Festina squadra simbolo degli scandali ciclistici. Da un bel po’ Vayer ha dedicato la propria vita alla lotta al doping. È stato editorialista di testate come Liberation e Le Monde. Ma non gli bastava. Ha creato un sito che è una bibbia per i cultori della materia, una Treccani del doping ciclistico. Si chiama cyclisme-dopage.com e contiene le pubblicazioni del team “WattTheFuck” che analizza le prestazioni dei ciclisti e ne verifica la plausibilità.

Ha analizzato le squadre del Tour e a ciascuno ha attribuito un indice di fiducia per quel che concerne la credibilità della genuinità delle prestazioni. La scala è da 1 a 20. La squadra del dominatore Pogacar – la Uae Team Emirates – ha avuto l’indice di fiducia più basso: 2.

Intervistato dalla Süddeutsche Zeitung (ancora una volta i giornali tedeschi si dimostrano i migliori per distacco in Europa), ha detto che la vittoria di quest’anno di Pogacar gli ricorda quella di Armstrong nel 1999, il primo dei sette tour consecutivi vinti dall’americano (e poi squalificato per doping).

“Pogacar batte record che sono rimasti intoccabili per quasi 20 anni. L’anno scorso è stato più veloce su quattro montagne di chiunque altro nella storia del Tour. Ha valori in watt che non sono stati raggiunti nel ciclismo per 15 anni. E questo è solo il lato sportivo. Ci sono altri punti che mi ricordano Armstrong. Pogacar si difende in conferenza stampa come Armstrong. Il texano diceva che era il ciclista più testato al mondo, lo sloveno ha detto la stessa identica cosa.

Guarda i suoi attacchi, guarda come si allontana apparentemente senza sforzo. Pogacar domina un gruppo che non riesce a stargli dietro. Era esattamente lo stesso nel 1999.

Vayer non crede ai “campioni eccezionali”. Anni fa ha analizzato Christopher Froome, che ha vinto il Tour quattro volte, e ha scoperto che non ha predisposizioni fisiche straordinarie.

Ad un certo punto la performance non si spiega più con il patrimonio genetico, non più con i metodi di allenamento e nemmeno più con il materiale tecnico. Ci sono limiti posti dal corpo umano che nessuno di noi può superare anche con le migliori capacità.

E parla di atleti “mutanti”.

“Se un atleta esprime tra 411 e 429 watt in salita è “sospetto”, tra 430 e 449 è “miracoloso”. Se va in media a più di 450 watt su una montagna è un “mutante”.

Vayer spiega anche perché è del tutto inutile dire che Pogacar non è mai risultato positivo ad alcun test antidoping e spiega come assumere sostanze proibite senza essere scoperto.

I controlli antidoping non funzionano, il passaporto biologico non funziona. Se fossi un atleta, saprei esattamente come drogarmi. Per prima cosa prenderei fluorocarburi (in breve: PFC) o emoglobine sintetiche in modo che l’ossigeno venisse trasportato meglio nel corpo. In questo modo potrei essere controllato dieci volte al giorno e non dovrei preoccuparmi perché i test diventano positivi solo se ci sono cambiamenti nei globuli rossi e non nell’emoglobina. Anche le trasfusioni di sangue non vengono ancora rilevate, sebbene esistano soluzioni scientifiche per farlo. Ma le autorità di vigilanza non vogliono investire abbastanza denaro per stare al passo con i tempi. Non vanno bene e quindi non troveranno nulla.

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