A Repubblica: «Un allenatore deve mettere da parte il proprio ego, l’integralismo non va bene. Uno non deve essere malato di palleggio».
Nell’intervista rilasciata oggi a Repubblica, Rino Gattuso parla, anche se molto brevemente, anche del Napoli. Gli viene chiesto come mai De Laurentiis, che gli aveva proposto il rinnovo col Napoli, adesso nega di averlo fatto. In conferenza stampa, il presidente ha detto di aver iniziato a dialogare con il tecnico per il prolungamento ma di non aver trovato l’accordo neanche su quello. Gattuso risponde:
«Non lo so. Io sono orgoglioso di avere allenato una grande squadra in una grande città. In una stagione con problemi e infortuni mai visti, abbiamo perso la qualificazione Champions per un solo punto, con partite spesso spettacolari».
Il tecnico racconta l’importanza del lavoro di preparazione delle partite e porta l’esempio di quanto fatto in azzurro.
«Preparare le partite richiede continua evoluzione. Dopo i primi 6 mesi, al Napoli, i 4 difensori sono diventati 3 più 1 che andava a rompere il gioco degli avversari, i terzini potevano stringere, il regista poteva avanzare vicino alla punta. Si ruota in funzione del palleggio e dell’occupazione delle 5 posizioni d’attacco: ne abbiamo tratto grande vantaggio».
Un allenatore, dice, «studia sempre».
«Col mio staff stiamo tanto in sala video, anche 5-6 ore al giorno: ci vuole tempo, ci sono tante cose interessanti in giro. Ho subito pensato che servisse qualcosa di più, per mettersi al passo del calcio europeo: prima ci si basava troppo sulla qualità dei giocatori».
E ancora sulla figura dell’allenatore:
«Un allenatore deve mettere da parte il proprio ego, l’integralismo non va bene. A me piace giocare sugli avversari quando hanno il pallone, con alcuni concetti del calcio italiano tradizionale, mentre ho rivisto la fase di possesso. Ma uno non deve essere malato di palleggio: tante squadre, per essere aggressive, accettano il 4 contro 4 in difesa e allora bisogna arrivare subito lì, anche col lancio del portiere, che per questo deve sapere essere anche un playmaker».