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El Pais: “A Roma Luis Enrique nuotò contro la storia. Ma ha cambiato il calcio, guardate Sarri o l’Italia”

“Dai tempi di Sacchi nessuno l’aveva fatto così violentemente. Sembrava andare contro i principi della logica italiana. Ma ha lasciato un segno anche in Mancini”

El Pais: “A Roma Luis Enrique nuotò contro la storia. Ma ha cambiato il calcio, guardate Sarri o l’Italia”
Siviglia (Spagna) 23/06/2021 - Euro 2020 / Slovacchia-Spagna / foto Uefa/Image Sport nella foto: Luis Enrique

Dai tempi di Arrigo Sacchi, nessuno aveva voluto nuotare così violentemente contro la storia. E l’asturiano ha introdotto nel sistema italiano novità che si sono poi viste in altre squadre come il Napoli di Sarri o il Sassuolo di Roberto De Zerbi, e che, in qualche modo, si sono cristallizzate nella grande Nazionale di Mancini”.

Così El Pais ripercorre l’avventura italiana di Luis Enrique, alla vigilia di Italia-Spagna. L’esperienza romana da “hombre vertical” e il segno che ha lasciato un tecnico che poi avrebbe vinto tutto al Barcellona.

“Una foto dei suoi tempi a Roma mostrava Luis Enrique che leggeva documenti a Trigoria, all’alba illuminato solo da una torcia”, racconta  il giornale. E spiega: su consiglio di Iván de la Peña aveva preso casa all’Olgiata, dall’alarta parte della città rispetto a Trigoria. E così “doveva affrontare il demoniaco traffico romano per attraversare la città ogni mattina. E per non restare intrappolato non aveva altra scelta che essere negli uffici della Roma già alle sei del mattino, quando il sole non era ancora sorto. Tutto quello che faceva a Roma sembrava andare contro i principi della logica italiana”.

E ricorda ancora che “il giorno in cui ha firmato per la Roma, tutti sono corsi a chiamare Mauro Tassotti – oggi secondo allenatore dell’Ucraina – per intervistarlo”, per quella gomitata del 1994″.

El Pais scrive che Luis Enrique ha cambiato il paradigma tecnico. Anche se “in Italia non hanno mai finito di decifrare Luis Enrique. Né lui né il suo gioco“.

Anche il suo addio viene ricordato come “strano, perché in fondo tutti sapevano che aveva fatto un buon lavoro senza la rosa adeguata o l’appoggio del pubblico”. “De Rossi e Totti lo riconobbero. Baldini lo adorava”. “Due anni dopo, quando vinse la Champions League con il Barça e contro la Juventus, la dedicò a tutti i romanisti tifosi. E quello sì che nessuno l’ha dimenticato”.

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